Alessio Feniello, padre di Stefano, una delle 29 vittime della valanga

hotel rigopiano

Il padre di Feniello si sfoga: «Mancano i nomi di altri responsabili»

La rabbia di chi ha perso figli, genitori o fratelli: ecco cosa dicono i parenti delle vittime

PESCARA. «È una giornata migliore delle altre, ma ci aspettiamo di più». Antonio Trotta, fidanzato della chef del resort Ilaria Di Biase, di Archi, sintetizza così l’umore dei familiari delle 29 vittime di Rigopiano. Divise tra la soddisfazione per le prime risposte della Procura e la delusione di non leggere i nomi «dei pesci più grandi». Così dicono. «Per adesso sono soddisfatto», dice Antonio, tra i promotori del comitato familiari delle vittime, «manca ancora qualcuno rispetto all’idea che c’eravamo fatti, ma è un buon inizio. Mancano i pesci più grandi, ma le premesse sono buone, i pm stanno facendo un buon lavoro. Siamo fiduciosi. Almeno abbiamo avuto ragione su quello che andiamo dicendo da mesi: non è stata una catastrofe naturale, non è vero che non si poteva evitare».

«Siamo solo all’inizio», dice Alessio Feniello, che sotto la valanga ha perso il figlio Stefano che al resort era andato a festeggiare il compleanno con la fidanzata, e che sin dall’inizio ha accusato e urlato la sua rabbia in diretta Tv. «Mancano ancora i nomi di altri responsabili», dice attraverso il suo legale, l’avvocato Camillo Graziano, «nomi di cariche più importanti, responsabili della gestione dell’emergenza e di ciò che doveva avvenire prima della slavina, tutti i piani di evacuazione e di sicurezza a fronte dell’emergenza neve e dell’emergenza meteo». Un’accusa che il legale ha circostanziato nella memoria depositata a febbraio in Procura, che ha contribuito a dare forza al secondo filone di indagine degli investigatori. Una seconda tranche che, sulla base delle relazioni dei consulenti partirebbe da una presunta imprevedibilità della valanga e che nelle prossime settimane dovrebbe portare ad altri nomi sul registro degli indagati. Il legale, partendo dalla legge sulla protezione civile, la 100 del 2012, e quindi su tutti gli obblighi che gli enti territoriali hanno in materia di protezione civile, ha chiesto di appurare se gli obblighi discendenti da questa normativa, a cominciare dai piani neve, siano stati rispettati da Comune, Provincia e Prefettura. In particolare, se nel caso di Rigopiano gli enti preposti hanno adottato i piani neve e se, in caso positivo, li abbiano poi applicati. «Il fatto che altri soggetti, a partire da Prefettura e Regione, non siano stati iscritti nel registro degli indagati, non significa che siano estranei alla vicenda ma solo che al momento non sono stati trovati elementi tali da giustificare la loro iscrizione nel registro degli indagati», dichiara l’avvocato Romolo Reboa che, insieme ai legali i Roberta Verginelli, Maurizio Sangermano e Gabriele Germano, assiste Giampaolo Matrone, sopravissuto al contrario della moglie Valentina Cicioni, i familiari di quest’ultima e dei fidanzati Marco Tanda e Jessica Tinari. «Chi ha responsabilità non pensi di essersela cavata solo perché non risulta ancora indagato». «Finalmente vediamo un po’ di luce», commenta anche Angela Spezialetti, la mamma di Cecilia Martella che al resort lavorava come estetista: «Manca qualcuno, non ci accontentiamo. Ma ci saremmo aspettati anche il reato di sequestro di persona». «Mancano i nomi di due cariche importanti», ribadisce Gianluca Tanda, portavoce del comitato Familiari vittime, «e spero che qualcuno cada da quelle poltrone. E mi aspetto un altro capo di imputazione, il sequestro di persona, perché tale è stato. Quando uno prima sequestra e poi uccide, si becca l’ergastolo». E Fabio Salzetta, dipendente sopravvissuto alla valanga solo perché si trovava nel locale caldaia del resort, e che ha aiutato i soccorritori nelle ricerche sotto le macerie, dove ha perso la sorella Linda: «Si sta girando ancora sul piccolo. Aspettiamo finché non saranno assegnate tutte le responsabilità». (s.d.l.)

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