Il sansificio spento da 14 giorni «Va eliminata la puzza nell’aria»

La Provincia presenta un dossier sull’impianto: a dicembre superati di 20 volte i limiti delle emissioni Ma l’azienda starebbe già provvedendo a migliorare il sistema di abbattimento degli odori con i filtri

PESCARA. Il sansificio non è più in funzione da 14 giorni. Lo ha confermato il titolare Christian Schiavone. L’impianto di strada vicinale Torretta, accusato dall’amministrazione comunale di essere responsabile della puzza che ha invaso Pescara dalla metà di dicembre, è stato spento su invito della Provincia, in attesa che si conoscano i risultati delle nuove misurazioni dei fumi condotte da una società di fiducia dei titolari del sansificio. Nel frattempo, i proprietari stanno provvedendo alla manutenzione dell’impianto e hanno assicurato all’amministrazione provinciale che miglioreranno il sistema di abbattimento delle emissioni di odori mediante l’utilizzo di un biofiltro.

Queste novità emergono da una relazione che il dirigente della Provincia Paolo Campea ha trasmesso alla commissione Ambiente. Il documento fa luce finalmente su una vicenda che aveva qualche lato oscuro. Innanzitutto, sui motivi che hanno portato a fine dicembre l’amministrazione provinciale a revocare l’autorizzazione al sansificio Schiavone biocalore. Revoca annullata nel giro di qualche giorno, ma quel provvedimento ha fatto nascere un giallo. Fonti della Provincia e del Comune dicevano che c’era stato un superamento dei limiti delle emissioni. L’Arta parlava, invece, di un problema tecnico, ossia di una postazione non a norma per la misurazione delle emissioni. Entrambe le versioni avevano un fondo di verità. Ma ora si scopre che a dicembre l’impianto superava abbondantemente i valori delle emissioni del carbonio organico totale (Cot), addirittura di 20 volte oltre i limiti di legge. Ecco come ha ricostruito tutta la vicenda il dirigente della Provincia.

La relazione parte dal rinnovo dell’autorizzazione al vecchio proprietario, Olearia Pietro Scibilia, avvenuto il 3 dicembre del 2012. E piano piano vengono ripercorse tutte le tappe salienti fino al 26 gennaio scorso. Il 6 ottobre del 2014, l’impresa Schiavone biocalore presenta istanza di voltura dell’autorizzazione dopo aver stipulato un contratto di locazione con la società proprietaria. I nuovi titolari dichiarano, in un primo momento, di voler rinunciare all’estrazione dell’olio di sansa per limitare l’attività alla sola essiccazione della sansa. Ciò avrebbe determinato un abbassamento dei valori delle polveri. Ma poi la ditta ci ripensa e comunica alla Provincia che avrebbe continuato ad effettuare l’estrazione dell’olio con solvente, modificando però l’impianto.

Il 20 novembre 2015 l’Arta, a seguito di un sopralluogo, fa presente che la postazione di campionamento non è a norma e, sulla base di questo, la Provincia invia una diffida alla ditta. Il 2 dicembre, il sansificio dichiara di aver messo a norma l’impianto. Ma la Provincia rilancia diffidando l’impresa a mettersi in regola, entro 15 giorni, indicando una serie di prescrizioni, tra cui il rispetto del limite delle polveri. Il 2 dicembre l’Arta, dopo un altro sopralluogo, scopre che la postazione non è ancora a norma. Ma non solo. Da un campionamento, il carbonio organico totale risulta pari a 2.873 microgrammi per metro cubo, contro il limite di 140. Il superamento è di circa 20 volte. La Provincia interviene per revocare l’autorizzazione, non per il superamento dei limiti, bensì per la postazione non a norma. La revoca dura appena qualche giorno, perché la postazione viene messa a posto.

Il 15 gennaio scorso, una ditta specializzata, incaricata dal sansificio, effettua nuovi rilevamenti, ma i titolari fanno presente di aver riscontrato anomalie nell’impianto. Fatto sta che da un verbale emerge che i controlli sono stati eseguiti mentre era in funzione solo uno dei due essiccatori. Nel frattempo, l’impianto viene spento in attesa dei risultati dei controlli inviati all’Arta. Poi, la ditta annuncia che migliorerà il sistema di abbattimento degli odori.

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