Impianto di Terraverde chiuso: la protesta di operai e sindacato 

Una rappresentanza dei dipendenti con il segretario regionale Confsal davanti allo stabilimento: «Vogliamo continuare a lavorare». E l’azienda spiega: risolveremo il problema e assumeremo ancora

CITTÀ SANT’ANGELO. Operai, azienda e sindacato uniti per chiedere la riapertura dello stabilimento Terraverde Energy srl, l’impianto angolano di Piano di Sacco che si occupa dello stoccaggio di rifiuti. All’indomani della revoca dell’autorizzazione allo svolgimento dell’attività da parte della Regione Abruzzo, ieri mattina una rappresentanza dei 12 dipendenti dell’azienda, affiancati dal segretario regionale Fesica Confsal, Alessandro Azzola, si è data appuntamento davanti ai cancelli dello stabilimento per fare il punto sul proprio futuro ed esprimere la legittima preoccupazione.
«Noi siamo operai altamente specializzati che nel corso degli anni siamo cresciuti tanto e abbiamo le competenze e gli attestati per lavorare in sicurezza», spiega Matteo Barraccola, in rappresentanza dei lavoratori. «Negli anni l’azienda è migliorata, noi conosciamo bene il nostro lavoro e vogliamo continuare a svolgerlo. Ovviamente abbiamo paura in questo momento perché tutti abbiamo una famiglia». A lanciare un appello alle istituzioni, locali e regionali, anche il sindacalista Azzola. «Questo impianto potrebbe essere potenziato, anche con il gassificatore, e dare lavoro ad altri addetti, anche perché non parliamo di uno stabilimento pericoloso», commenta. «Ci auguriamo che presto possa essere trovata una soluzione». Presente all’incontro anche Leonardo Candeloro, in rappresentanza della cordata di società con base in Molise che da dicembre 2023 ha rilevato la Terraverde Energy srl e che in questi giorni si sta battendo per superare l’impasse.
«Parliamo di società solide, che lavorano in tutta Italia e all’estero, e che hanno investito 3 milioni di euro per essere qui, quindi non proprio degli scappati di casa», spiega il consulente. «La Regione, alla base della revoca, ha lamentato l’assenza della garanzia fideiussoria. In realtà dopo la presentazione della prima, ne è stata prodotta anche una seconda, per una spesa complessiva di quasi 100mila euro. Per questa ragione, la prima azione fatta dalla società è stata quella di presentare una denuncia alla guardia di finanza contro il broker. La speranza, ovviamente, è quella di risolvere il prima possibile il problema perché la nuova società, che ha scelto di investire in questo stabilimento, ha tutta la volontà non solo di riprendere le attività consentendo agli operai, che non hanno saltato neanche uno stipendio, di ricominciare a lavorare, ma l’obiettivo è anche quello di potenziare le attività così da assumere almeno un’altra decina di lavoratori».