In piazza gli agenti del carcere: «Turni di lavoro pesanti» 

Protesta della polizia penitenziaria davanti alla prefettura per la carenza di personale: «Serve una riorganizzazione»

PESCARA. Carenza di personale e turni troppo lunghi, otto ore rispetto alle sei previste. Una rappresentanza degli agenti della Polizia penitenziaria in servizio nel carcere di San Donato di Pescara ha protestato ieri mattina davanti alla prefettura.
La protesta ha riguardato sei sigle sindacali (Osapp, Uspp-ugl, Fns-cisl, Uilpa pp, Sinappefsa-cnpp), in rappresentanza del 75% degli agenti. Non hanno aderito al sit in le sigle Sappe e Cgil. Centotrentasette agenti, il 25 per cento in meno rispetto a quanto sarebbe previsto, per 410 detenuti, anch'essi troppi per la struttura pescarese. «I motivi della protesta sono ormai noti, e vanno dalla cronica carenza di personale», ha spiegato Sabino Petrongolo Uspp Ugl, «alla non organizzazione del lavoro che ci porta a svolgere dei turni estenuanti fino a ben oltre l'orario consentito. Il segretario provinciale dell'Osapp Marcello Ascenzo ha sottolineato come «è arrivato il momento che la direzione del San Donato si faccia garante delle nostre problematiche perché c' è una carenza di personale elevata, ma non elevatissima, a cui si potrebbe far fronte con una nuova riorganizzazione del lavoro, tendente al recupero di personale nei vari turni di servizio, cosa che l'amministrazione locale non ha inteso fare: in luogo di tutto ciò ha previsto una organizzazione dell'orario di servizio su tre quadranti orari di otto ore, invece delle sei ore previste da contratto. Tutto questo ha di fatto aggravato quella che è la condizione lavorativa del personale, imponendo un orario di servizio non contrattato e non previsto, con riflessi sui riposi e sulle ferie».
I rappresentanti degli agenti della polizia penitenziaria sono stati poi ricevuti dal prefetto Gerardina Basilicata, che ha ascoltato le loro istanze. Il sit in di ieri segue una protesta già avvenuta a giugno scorso, ma il personale del carcere lamenta che nulla sarebbe stato fatto per migliorare la situazione dalla scorsa estate a oggi. Non hanno partecipato alla protesta le sigle sindacali Sappe e Cgil.
«Non abbiamo preso parte al sit in semplicemente perché abbiamo fatto una scelta differente. Occorre trovare una soluzione al problema che in parte dipende dall'organizzazione interna e in parte da enti sovraordinati», commenta il segretario di Sappe Felice Rignanese, «noi abbiamo scelto di sederci ai tavoli contrattuali per risolvere la situazione anche attraverso una riorganizzazione dell'istituto. La protesta senza il confronto è fine a se stessa, e temiamo possa non portare lontano».