Infermiera aggredita in reparto: coppia condannata a otto mesi 

La professionista venne insultata e colpita con pugni al petto mentre si trovava in servizio a Geriatria Aveva invitato un uomo di 60 anni e una donna di 45 a uscire dopo il decesso di un anziano paziente

PESCARA. Un invito non condiviso a lasciare il reparto di Geriatria dell'ospedale civile durante una visita al proprio parente, si trasforma in un'aggressione all'infermiera e per i due visitatori aggressivi, scatta prima la denuncia e poi si arriva alla condanna in tribunale. Oltraggio a pubblico ufficiale e lesioni personali sono i reati per i quali sono stati condannati a otto mesi di reclusione (pena sospesa) un uomo e una donna: B.D.P. di 60 anni e E.R. di 45 anni, che aggredirono con insulti, ma passando poi anche alle mani, l'infermiera del reparto dove si erano recati per far visita a un loro anziano parente ricoverato.
Sentenza che prevede anche il risarcimento del danno per l'infermiera (costituitasi parte civile tramite il suo legale Luca Berardinelli), da quantificarsi in sede civile. Siamo alle prime ore del pomeriggio del 6 agosto del 2017 quando ai due imputati, nonostante non fosse ancora scattata l'ora di ingresso, viene comunque concesso di entrare. E, come spesso accade in agosto in quel reparto di geriatria, quel giorno c'era un superaffollamento, con pazienti addirittura costretti a restare nei corridoi, sulle barelle, in attesa che si liberasse un letto. In quel frangente, però, si verifica anche un altro fatto: il decesso di un ricoverato che costringe l'infermiera a far uscire gli ospiti e lasciare soltanto i parenti stretti della vittima.
Ed è a questo punto che si accende la miccia ed è la visitatrice a partire in quarta contro l'infermiera con pesanti insulti e la frase «devi morire», seguita da pugni al petto dell'infermiera, con l'uomo che arriva a dar sostegno invece di placare gli animi, sferrando uno schiaffone alla malcapitata che le fa saltare gli occhiali, invitandola inoltre ad uscire dal reparto per proseguire fuori.
«Considerato», scrive il giudice Marina Valente, «l'elevato numero di degenti ed essendosi peraltro in quel frangente verificatosi il decesso di un paziente, l'infermiera aveva più volte invitato gli imputati ad allontanarsi dal reparto, in modo da consentire l'ingresso dei soli familiari dell'anziano deceduto».
La rivolta e l'aggressione degli imputati crea fra l'altro un gran trambusto nel reparto: la dottoressa di turno sente l'infermiera lamentarsi del fatto che le avevano messo le mani addosso, chiama subito il posto fisso e si precipita ad assisterla. Nella sentenza il giudice evidenzia anche il fatto che l'infermiera fu «costretta a interrompere il suo lavoro di cura e controllo dei degenti», costretta anche a lasciare il reparto per recarsi al pronto soccorso. «E' indubbia la lesione dell'onore dell'infermiera insultata sul posto di lavoro e alla presenza di una moltitudine di pazienti». C'è tutto, secondo il giudice, l'oltraggio al pubblico ufficiale quale era in quel momento l'infermiera e il coinvolgimento di entrambi gli imputati anche se a iniziare l'aggressione fu l'imputata: «Si ritiene che D.P. abbia apportato un contributo di carattere morale tanto da agevolare e rafforzare la condotta tipica dell'imputata». Secondo il giudice, per il comportamento tenuto dalla coppia è «da escludersi la concessione delle attenuanti generiche o la condizione di non punibilità per particolare tenuità del fatto: 8 mesi a testa e risarcimento del danno all’infermiera, nonostante che la difesa avesse cercato, senza riuscirvi, di capovolgere il processo sostenendo che ad aggredire la coppia fosse stata l'infermiera.