Jambo, arriva il fallimento «Debiti per 470mila euro» 

Il giudice: non saldati i fornitori. Il gestore: tutto in regola con i pagamenti

PESCARA. Il Jambo chiude per fallimento. I sigilli del tribunale di Pescara sono stati apposti martedì sera sui cancelli dello storico stabilimento balneare della riviera, fondato decenni fa da Eriberto Mastromattei e gestito fino a questo momento dalla società Meda srl Unipersonale, con sede a Pescara.
Il gestore è il rappresentante legale Melissa De Antoniis, imprenditrice pescarese, che a gennaio 2018 aveva rilevato l’attività dalla concessionaria Il Pirata, diretta da Manola Caldora, che ha avviato la richiesta di fallimento.
Il lido, diventato negli anni punto di riferimento della movida pescarese, chiude per debiti: «470mila euro a fronte di attività complessive di circa 200mila euro», secondo la sentenza del tribunale di Pescara numero 79/2019, firmata il 28 agosto dal presidente del collegio fallimentare Carmine Di Fulvio e dal giudice delegato Federica Colantonio. Il curatore del procedimento fallimentare è Guglielmo Flacco.
La storica attività balneare, che negli anni ha cambiato diverse gestioni compresa quella di Lorenzo Cirotti, re delle moto, era stata acquisita dalla Meda il 10 gennaio 2018 con contratto di affitto stipulato per due anni, fino a 31 dicembre 2019, con la concessionaria Il Pirata Sas. Ma l’istanza di fallimento ha chiuso la parabola storica del locale con quattro mesi di anticipo. Melissa De Antoniis, della subconcessionaria Meda, dopo aver incassato il provvedimento di chiusura con un «sentimento di tristezza perché abbiamo impegnato tutte le nostre energie in questo progetto che stava dando pian piano risultati», ora che i sigilli sono affissi, «attendiamo con fiducia il corso della giustizia».Meda ringrazia la clientela e il personale, 15 dipendenti, che «hanno dato l’anima sul lavoro e ci hanno creduto» e tiene a precisare che «il locale su cui abbiamo investito tempo e fondi per fare degli ammodernamenti, non viene chiuso a causa di una cattiva gestione, ma è conseguenza di una crisi aziendale derivante da un contenzioso su lavori non eseguiti dal concessionario. A questo, punto attiveremo i procedimenti previsti dalla legge per arrivare alla verità». La società che ha gestito l’impianto fino a due giorni fa potrà presentare reclamo alla Corte d’appello dell’Aquila contro la sentenza di fallimento e inoltrare alla curatela richiesta di restituzione dell’azienda. Il curatore fallimentare, sentito il parere del tribunale, si esprimerà in merito, a tempo debito. Il 3 gennaio 2019, la subconcessionaria, per riuscire a mantenere la stabilità dell’azienda e chiedere tempo per riequilibrare una situazione di difficoltà, aveva presentato un concordato preventivo, piano rinnovato a maggio. Il tribunale ha ritenuto inammissibile la proposta di concordato presentata dagli attuali gestori e il 28 agosto ha firmato l’istanza di fallimento. Martedì 3 settembre, alle ore 21,30, sono stati apposti i sigilli sui cancelli di legno del Jambo. Il provvedimento di chiusura interesserebbe anche l’area dove si trovano gli ombrelloni, di conseguenza gli utenti dello stabilimento non possono più occupare la spiaggia antistante il lido. Nella situazione debitoria dell’azienda, giunta a toccare quota 470mila euro secondo il tribunale, sarebbero compresi anche i compensi non pagati ai fornitori.
Ma la Meda chiarisce che «i dipendenti sono stati pagati così come i fornitori abituali». Il prossimo 13 febbraio 2020 le parti si ritroveranno davanti al giudice del tribunale di Pescara per definire la situazione tra «passivi dei crediti e restituzione e rivendicazione di beni mobili e immobili».