La giunta finisce dietro la lavagna

Media del 5 agli assessori: è il voto di imprenditori, docenti e intellettuali

PESCARA. Una pagella mediocre in cui l'unica sufficienza la raggiunge l'assessore al Volontariato Carla Panzino mentre il voto più basso, quattro e mezzo, è per l'assessore ai Lavori pubblici Alfredo D'Ercole, arrivato in corsa, a gennaio, per sostituire l'ex Teodoro.

Dodici tra imprenditori, docenti e intelletttuali hanno dato i voti al sindaco Luigi Albore Mascia e alla sua giunta dopo un anno dell'amministrazione di centrodestra. Ognuno ha espresso il proprio voto per sindaco e assessori in forma anonima e, dalla media, è uscita fuori la pagella. Poca forza decisionale, una città ancora da costruire e dove la giunta, per il momento, non ha lasciato un segno. E' il succo dei 12 interventi, alcuni secchi, fortemente negativi, come quello del gallerista e animatore della rassegna d'arte contemporanea Fuori Uso Cesare Manzo: «Non mi faccio più illusioni, a loro la cultura non interessa. Non c'è speranza. Fossero stati dirigenti del Pescara calcio, gli avrei dato un dieci e lode ma la risposta che danno alla cultura è penosa, ridicola. Assessori che non conoscono Fuori Uso e che hanno riportato Pescara agli anni Cinquanta, con l'orchestrina negli angoli delle strade».

Bocciati turismo e commercio, urbanistica e ambiente. Daniele Becci, presidente della Camera di commercio, ammette che «la giunta si è trovata ad operare in una situazione difficile, ma deve saper guardare avanti e non indietro. Però, il tempo delle giustificazioni, adesso, è finito». Un incoraggiamento forte arriva dall'imprenditore Antonio Oliveri che vede in questo primo anno «un'onestà intellettuale, perché in tempi difficili non hanno promesso quello che non potevano mantenere».

Riccardo Ciferni, da presidente del Ciba, il consorzio dei balneatori, è abbastanza soddisfatto: «L'assessore Stefano Cardelli è iperattivo, l'assessore Isabella Del Trecco mi ha stupito perché è stata l'unica, dopo tanti anni, a prendere decisioni forti contro gli abusivi. Certo è che Pescara deve ancora trovare la sua identità di città turistica». «Pochi risultati», aggiunge William Zola, regista teatrale, «la cultura sta per chiudere bottega, anche se capisco che l'amministrazione è partita con l'handicap: dal terremoto alla crisi».

«Un sindaco poco vicino alle esigenze della città», nota Pino Mauro, docente di Politica economica all'università D'Annunzio, «e la città mi appare ancora senza un volto dai contorni chiari, senza una vocazione acquisita». Per il presidente del porto turistico Marina di Pescara, Enzo Di Baldassare, «la città non ha ancora segni distintivi e all'amministrazione manca un po' di determinazione», mentre Cristian Summa del consorzio di Pescara Vecchia spera: «Questa fase di rodaggio deve terminare».

Un «voto di fiducia» è quello espresso dallo scrittore Giovanni D'Alessandro che spiega: «Persone cordiali e disponibili a cui faccio gli auguri con un'avvertenza: valuterermo come banco di prova la perdita del triste primato di città del rumore perché non è possibile che le amministrazioni perseguano questa equazione: impresa uguale rumore uguale incentivazione delle attività rumorose nelle aree pubbliche». Luca Panunzio, del ristorante La locanda Manthonè, aspetta tempi migliori mentre la gallerista Benedetta Spalletti dice: «Trovo una forte chiusura nei riguardi della cultura». Il voto, ma senza commento, è stato espresso anche da Nicola Nattoscio, presidente della Fondazione PescarAbruzzo.

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