La lezione di Calabria tra arte, filosofia e vita

CHIETI. Patologia momentanea della società oppure mutazione in atto: a quale delle due anomalie siamo davanti? Una domanda che resta aperta, secondo Ennio Calabria, un virtuoso del figurativismo...

CHIETI. Patologia momentanea della società oppure mutazione in atto: a quale delle due anomalie siamo davanti? Una domanda che resta aperta, secondo Ennio Calabria, un virtuoso del figurativismo europeo che in oltre cinquant'anni di pittura non ha mai declinato il rapporto critico con le immagini delle sue opere né l'aderenza all'attualità dei cambiamenti in atto nella società. La forza ispiratrice delle sue tele continua a comunicare grande pathos e impegno nella sua lotta – civile e culturale – volta a riconoscere se stesso attraverso la ricerca della forma.

Una testimonianza autentica la sua, lavoro di autobiografia profonda che "stranamente" diventa biografia sociale. È il tema da sempre della sua indagine, "La forma da dentro". Lo ha spiegato con profonda partecipazione durante la visita dell'associazione Trifoglio di Chieti al suo studio/abitazione sulla Cassia a Roma. Un rapporto ultraventennale lega l'artista nato a Tripoli e romano d’adozione, alle attività della galleria Trifoglio diretta da Giuseppina Conti. Nel 2001 l'esordio con la personale “Sintassi della strada”, catalogo a cura di Floriano De Santi, all’interno del Museo archeologico nazionale d’Abruzzo a Chieti, che per la prima volta apriva gli spazi all’arte contemporanea; fino all'ultima grande personale del giugno 2009, "La forma da dentro", con opere provenienti dalla mostra alla Fondazione Matalon del Foro Bonaparte a Milano e un’emblematica selezione di dipinti e pastelli dedicati al tema del mare. Mare inteso come «viaggio, archetipo di grandi trasformazioni, metafora dell’incerto destino dell’uomo sospeso nel nulla».

Calabria lo ha spiegato ancora una volta davanti alle sue tormentate tele, consegnando alla comitiva abruzzese un appassionato messaggio nella bottiglia. «Sono commosso non solo per ciò che mi viene donato (il premio Rosone d'oro-Citta di Pianella conferitogli lo scorso dicembre e ritirato per lui dal presidente della Trifoglio Alessandro Conti, ndc) ma anche nel vedere il vostro entusiamo per la vita, una condizione oggi esiliata», ha affermato l'artista. Esiliata dal sopravvento della dimensione pragmatica dell'esistenza, ha aggiunto, «un'immagine dell'uomo che non condivido e che, in quanto vivo, mi sento di dover contrastare».

Rivendicando il carattere introspettivo della coscienza individuale e la dimensione soggettiva della specie umana a dispetto della robotizzazione dei tempi, Calabria ha espresso la sua ansia nel vivere il presente: «L'uomo può fare a meno della dimensione introspettiva? È questo il grande dubbio che muove il mio fare arte» ha spiegato. «Stamo vivendo una fase nuova, costretti in uno stato di incertezza enorme, schiacciati dal turbinio tecnologico del tempo contemporaneo, oppressi dall'incognita del futuro. Costretti a ri-percepirci in quanto entità individuale e non più come entità sociale, siamo spinti a vivere e pensare in tempo reale. E obbligati a modificare i tratti della nostra personalità storica. Accade così che oggi nessuno sia più in grado di dire che cosa ci emozioni». «Oggi il mondo è dominato dall'inglese e dalla tecnologia, il più colto è il giovane e non il più vecchio come nella cività contadina. Chi è più fortunato vive nella continuità della casa dove è nato facendo lo stesso lavoro dei padri. Io non so più chi sono, la mia vita è piena di strappi, ho un ricordo indelebile di quando a 4 anni, perso già mio padre, salutavo la mia tata sulla banchina del porto di Tripoli, dove sono nato, per partire per l’Italia. Oggi tra una generazione e l'altra si inserisce la morte virtuale. Siamo tutti orfani, tutto viene relativizzato in tempo reale e noi siamo archivi viventi. Abbiamo un eterno presente, un presente-futuro che ha perso il rapporto col passato».

Jolanda Ferrara

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