La mappa dell’emergenza

Sisma, incendi e frane: i piani per combattere il rischio

PESCARA. Una fotografia della Provincia di Pescara con le zone a rischio sismico, quelle più esposte a incendi, frane, esondazioni e prendendo in esame la possibile intensità dell’emergenza: dai danni alle case al numero di feriti e morti, individuando le aree dove convogliare i soccorsi e le aree di accoglienza per eventuali sfollati.

La Provincia di Pescara, a un anno dal terremoto, ha redatto tre piani di rischio, preziosi strumenti di prevenzione e di conoscenza del territorio: il piano di emergenza rischio sismico, il piano di emergenza rischio incendio boschivo e l’aggiornamento del piano di emergenza rischio idro-geologico che, dopo l’approvazione in consiglio comunale, saranno trasmessi ai 46 comuni della Provincia.

«Dodici mesi dopo la drammatica notte che ha sconvolto L’Aquila e l’Abruzzo», dice il presidente Guerino Testa, «la Provincia di Pescara vuole guardare al futuro con ottimismo e spirito costruttivo. Per questo, abbiamo promosso una serie di strumenti che possano essere utili per affrontare al meglio eventuali emergenze e metterci a fianco di chi si attiva concretamente in caso di necessità». E’ l’incipit della lettera che il presidente Testa ha inviato ai 46 sindaci dei comuni del Pescarese ricordando il tragico terremoto aquilano e spingendoli quindi a sposare il progetto di prevenzione che prevede, a latere, anche la nascita di un albo delle associazioni di volontariato.

Il primo tassello dei piani è la realizzazione delle mappe di rischio che sono state inviate a tutte le amministrazioni, per una prima verifica e la successiva approvazione. La novità dei piani di emergenza della Provincia sta infatti proprio nella condivisione della metododologia: le amministrazioni coinvolte nell’eventuale calamità, con questi piani, saranno chiamate a seguire tutte una stessa procedura, dalla fase iniziale a quella finale, dal pre allarme alla maniera di affrontare l’emergenza.

Promotore degli strumenti è stato l’assessore provinciale alla Protezione civile, Mario Lattanzio, che spiega: «Per ogni comune abbiamo evidenziato le criticità e fatto una sorta di censimento degli edifici più vulnerabili, delle case che, a causa dell’età, sono più a rischio rispetto ad altre più recenti e più sicure. Sono piani di emergenza che prevedono vari scenari. Il terremoto è stato esaminato nei suoi vari livelli di magnitudo e, per ogni grado della scala, saremo in grado di quantificare i danni alle abitazioni e alle persone».

L’Abruzzo, con il terremoto del 6 aprile 2009, ha vissuto una delle sue pagine più tragiche. In quello che è stato chiamato il cratere sismico sono rientrati anche vari comuni del Pescarese: Cugnoli, Bussi sul Tirino, Torre de’ Passeri, Montebello di Bertona, Civitella Casanova, Popoli e Brittoli. Ma la regione, per la sua conformità geografica, è esposta anche a un forte rischio idro-geologico e agli incendi che divorano ettari di verde. L’ultimo dissesto si è verificato a Caramanico Terme con la frana di Fonte Grande.

Qui, il distacco del pendio destro del fiume Orte, già sede nei decenni passati di movimenti franosi di ampie dimensioni, è tornato a far parlare di emergenza. La regione, poi, non è immune anche dagli incendi: nel 2007, il fuoco ha cancellato 8400 ettari di bosco e verde in Abruzzo, distruggendo un patrimonio straordinario di alberi e piante in 72 ore drammatiche in cui le fiamme sono divampate in vaste aree delle province di Pescara, Chieti e Teramo.

Nel Pescarese, i centri più colpiti erano stati Abbateggio, Scafa, San Valentino e Caramanico, in cui si era stimato che il valore delle sole strutture danneggiate fosse arrivato a 4 milioni di euro. Se Pescara è la città meno esposta al rischio sismico e invece fortemente intaccata dal rischio esandozione. L’ultima volta che il fiume è esondato è stata poco prima di Natale: ingrossato dal forte vento, il fiume è fuorisciuto dagli argini in alcuni punti.

Un grande ausilio ai piani di emergenza, viene anche dalla nascita di un albo professionale delle associazioni di volontariato che operano nell’ambito della Protezione civile. «Non abbiamo un quadro chiaro delle associazioni», aggiunge l’assessore Lattanzio, «ed ecco perché a ognuna stiamo inviando una scheda, chiedendo di indicare di cosa si occupa per arrivare così a un censimento delle associazioni, capire realmente quali sono quelle che fanno progetti per poi decidere quali finanziare».

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