La tessera antiticket Servizi sanitari gratuiti agli immigrati irregolari

E' valida sei mesi in tutta Italia, può essere rinnovata e viene rilasciata anche a chi è sprovvisto di documenti

PESCARA. Gli immigrati irregolari possono accedere ai servizi sanitari, come gli italiani, se in possesso di una tessera Stp (Straniero temporaneamente presente). La tessera viene rilasciata persino a chi non ha un documento di riconoscimento, e se allegata una dichiarazione di indigenza, il possessore è esente dal pagamento del ticket per le visite specialistiche. Il servizio, attivo da anni, è ancora poco conosciuto: ogni anno vengono trattati circa 2.000 casi, in parte già schedati. Ma gli irregolari sono molti di più. La Stp può essere richiesta all'ambulatorio per gli immigrati di via Paolini, è valida sei mesi su tutto il territorio nazionale ed è rinnovabile. Dà il diritto a «cure ambulatoriali ospedaliere urgenti, essenziali nonché continuative», a parità degli iscritti al sistema sanitario nazionale. Sono garantiti interventi di medicina preventiva, ostetrica e ginecologia, pediatria, vaccinazioni, diagnosi e cura delle malattie infettive.  I possessori devono contribuire però alla spesa sanitaria, e quindi pagare il ticket per visite specialistiche o ricoveri del tipo day hospital. Questo diventa un grosso problema per gli extracomunitari che, senza un permesso di soggiorno e un contratto di lavoro, non possono sostenere la spesa medica. In questi casi, lo straniero firma un'autodichiarazione di indigenza e non paga più il ticket.  «Oltre al rilascio delle tessere Stp, cerchiamo di trovare le migliori soluzioni socio-sanitare per i nostri utenti», precisa Maria Carmela Minna, la responsabile dell'ambulatorio. «L'extracomunitario ha problemi sia medici sia legali, come ad esempio il permesso di soggiorno o il ricongiungimento familiare. Nella struttura lavorano medici, un'assistente sociale e due mediatrici culturali. Abbiamo in corso tre progetti e stiamo formando due mediatori con cui sperimenteremo le modalità migliori per coinvolgere gli immigrati, attraverso i centri di culto e nei punti di ritrovo abituali». Anche se disponibile dal 2004, il servizio è poco conosciuto. «Tanti hanno paura perché sanno di essere irregolari», precisa la mediatrice nigeriana Rita Edokpayi, «stiamo andando nelle comunità per spiegare l'importanza dell'accesso ai servizi sanitari. C'è anche il passaparola, ma non basta».