PESCARA

Mancini: visite illegali? Fuori le prove

Il direttore generale della Asl replica all'accusa del M5S: "Servono riscontri precisi, altrimenti sono solo chiacchiere"

PESCARA. «Invito la dottoressa Tobia, una persona stimata e coscienziosa, che per tanti anni si è occupata di sanità, a fornirmi, anche in forma riservata, dei riscontri sui quali poter avviare un’indagine amministrativa, in particolare su come e dove si sarebbero questi episodi. Altrimenti, senza riscontri, quanto affermato rimane solo una circostanza screditante». Così Armando Mancini, direttore generale della Asl di Pescara, dopo le dichiarazioni della consigliera comunale del Movimento 5 Stelle, Enrica Sabatini, che citando una relazione del garante dei diritti dei cittadini anziani, Loretta Tobia, ha sollevato dubbi circa il comportamento di alcuni sanitari che richiederebbero il pagamento immediato di visite effettuate in ambulatorio come si trattasse di uno studio privato. Circostanza questa, che si verificherebbe anche al di fuori dell’istituto dell’intra moenia, già introdotto in ospedale da diversi anni, e in base al quale il medico devolve alla struttura ospedaliera circa il 6,5% di quanto percepito, a fronte dell’utilizzo di locali e apparecchiature.

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«Sono dichiarazioni», aggiunge Mancini, «che andrebbero suffragate con qualche indizio, in maniera da darci la possibilità di intervenire. Le dichiarazioni di chi riveste un ruolo pubblico hanno un peso maggiore di quello che possono avere le chiacchiere tra privati al supermercato. Almeno, ci forniscano dei dati per individuare come e quando sarebbe avvenuto quanto riferito, e, se possibile, anche chi sarebbe coinvolto. Altrimenti, sono esternazioni che lasciano il tempo che trovano». Mancini non nega le difficoltà che si vivono quotidianamente in ospedale, e in alcune divisioni più che in altre. «Sì, ci sono delle disfunzioni che riguardano il reparto di geriatria», dice, «per quanto riguarda gli impianti di condizionamento. Difficoltà che sono state parzialmente risolte, anche se le soluzioni adottate non riescono a coprire tutta l’ala Nord del reparto, tenendo conto che le camere sono dotate solo di impianto di condizionamento». Con le temperature raggiunte durante questa caldissima estate l’impianto, obsoleto, è andato in tilt in diverse occasioni, lasciando gli anziani in preda al caldo. «Nel reparto non esiste il sistema di climatizzazione, ma abbiamo in previsione di realizzarlo, anche se prevede un impegno economico e di tempo non indifferente, dovendo rifare tutto l’impianto elettrico e la canalizzazione. Tutte cose che non erano previste». 
Infine il direttore generale della Asl risponde alle critiche riguardo all’acceleratore lineare. «Stiamo mettendo a punto il secondo, e vorrei far notare che non si tratta di un televisore, nel senso che non basta sintonizzare il telecomando per accederlo e farlo funzionare. Ci vogliono degli aggiustamenti, del bunker e dello stesso acceleratore. Mi sembra un atteggiamento molto politico, quello del consigliere Domenico Pettinari. Lo abbiamo già detto altre volte che ci vogliono alcuni mesi perché venga messo in funzione». E l’altro apparecchio? «Quello vecchio non sarà dismesso, perché potrebbe risultare sempre utile un secondo apparato che funga da muletto, da usare in alternativa al primo qualora ci sia un incremento della richiesta, oppure nel caso di rotture o di manutenzione. Un acceleratore di riserva, insomma. Le voci che dicono che quell’acceleratore possa provocare danni ed essere pericoloso sono voci gravi. Chi le dice se ne deve assumere la responsabilità, anche penale, perché determina un allarme ingiustificato».