Mascia, poche luci e tante ombre

Città sporca e senza idee: Pescara in attesa del cambio di passo

PESCARA. E' una calda mattinata di luglio quando il neo sindaco Luigi Albore Mascia sale sulla rampa dell'asse attrezzato, chiusa da tre anni, la riapre e bacia il conducente della prima macchina che passa: è Ezio Ardizzi, all'epoca ancora presidente della Camera di commercio che, chinato al nuovo sindaco, gli tende la mano che Mascia bacia. L'aveva detto, Mascia, in quella notte dell'8 giugno in cui è stato eletto sindaco: «Innanzitutto la riapertura della rampa di piazza Italia dell'asse attrezzato». E la rampa, addolcita dal bacio, è stato il primo atto del sindaco avvocato che, con il 54,4 per cento dei voti ha sconfitto l'uomo del Pd, Marco Alessandrini, arenato al 37,5 per cento.

Oggi, il sindaco Mascia, spegne la prima candelina da primo cittadino, dal giorno in cui è stato proclamato sindaco di Pescara, la città in cui è nato 44 anni fa. La chiusura di un anno che va a coincidere per il sindaco ultrà, con la promozione del Pescara in serie B: il calcio come emblema della pescaresità, accanto al divertimento - la movida allungata fino alle 4 di notte, il secondo atto di Mascia - e alle ferie lunghe, quelle di cui il sindaco ha goduto nel mese di agosto 2009 incattivendo l'opposizione, il Pd, e facendola gridare al lassismo.

Un anno che, da settembre in poi, è arrivato alle orecchie dei cittadini più per le divisioni che per l'armonia, più per le lamentele, «i soldi non ci sono, abbiamo ereditato una situazione disastrosa», che per la voglia di rimboccarsi le maniche. Il bilancio, il banco di prova dell'amministrazione, è arrivato fuori tempo, approvato in aprile con un paio di mesi di ritardo, accompagnato da divisioni interne che il sindaco, a un anno di distanza, si trova ancora a fronteggiare. Com'è Pescara dopo un anno di Mascia? Manca ancora un segno del sindaco, dicono i più; mancano decoro, pulizia e un'idea precisa di città da perseguire.

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