Medicina Pescara, barelle in corsia da una settimana

Gli infermieri dell'ospedale: questo non è un servizio. I pazienti: era meglio soffrire a casa

PESCARA. A Medicina 2 c'è una donna in barella piazzata da una settimana sotto a un telefono pubblico. E, poco più avanti, un uomo con una flebo nel braccio che da cinque giorni non riesce a chiudere occhio. Il reparto scoppia: un quinto dei degenti è curato in corridoio. I 28 posti letto disponibili nelle camere dell'ala est dell'ospedale civile non bastano a contenere l'afflusso di pazienti ricoverati nel reparto di Medicina 2. Da qualche giorno i medici dello Spirito Santo hanno dovuto sistemare sette barelle in corsia, costringendo uomini e donne anche di una certa età a ricevere le cure in corridoio. «Cosa stiamo facendo noi qui», sbuffa un'infermiera che attraversa freneticamente il corridoio, «di certo non stiamo offrendo un servizio ai cittadini né facciamo del bene alla popolazione. Il nostro lavoro? Non è in queste condizioni che si può fare».

I degenti, stesi sulle barelle delle corsie da una settimana, lamentano una situazione di disagio totale. Solo due lettini sono protetti da un paravento: tutti gli altri pazienti devono dormire, mangiare e assumere le medicine sotto gli occhi del personale sanitario e dei familiari degli altri ricoverati. «Sono cinque giorni che siamo ammassati come animali», sussurra un uomo mentre cammina in corridoio portandosi dietro il flaconcino della flebo, «se avessi saputo che l'ospedale versava in queste condizioni di certo non ci sarei venuto. Perché è meglio soffrire e stare male che essere rinchiusi qui dentro».

Da una settimana, accanto a un telefono pubblico, c'è una donna stesa su una barella e, alle sue spalle, un finestrone da cui provengono fastidiosi spifferi di vento. «Il mal di testa non mi dà tregua», ammette stringendosi tra le lenzuola, «ieri ho fatto sistemare un lenzuolo arrotolato sul davanzale, ma non è servito a niente perché l'aria passa ugualmente».

I disagi che i degenti scontano quotidianamente sulla propria pelle sono confermati dal direttore di Medicina interna Giancarlo Traisci. «I cittadini hanno tutte le ragioni del mondo», si sfoga il primario, «ma gli stessi problemi sono avvertiti anche dal personale medico e infermieristico che subisce un sovraccarico di lavoro. In questo momento l'indice di occupazione del reparto sfiora il 120 per cento. Abbiamo sistemato le barelle nei corridoi perché non abbiamo spazi sufficienti per ospitare tutti i malati in cura».

Una soluzione per cercare di alleggerire il flusso di ricoveri potrebbe arrivare dall'apertura della nuova sezione di osservazione breve del pronto soccorso. Ma il progetto della Asl non ha ancora ottenuto il nulla osta dalla Regione. «Tendiamo a dimettere i pazienti prima di aver completato l'iter diagnostico», scrolla la testa Traisci, «ma poi ritornano qui per completare il ciclo di cure. Il risultato è tanto lavoro in più per il nostro personale».

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