Omicidio di Vasto, «Fabio aveva un complice Italo viveva nella paura»
Il pm ha le prove. E le blinda con una perizia sui cellulari di omicida e vittima. Sms e telefonate entrano nell’inchiesta. Pronta l’iscrizione di un altro indagato
VASTO. Italo aveva paura. Fabio avrebbe avuto uno o più informatori. La procura di Vasto ha già in mano le prove. Ha deciso di blindarle con un “accertamento tecnico irripetibile”. Come? Attraverso due cellulari, la “scatola nera” della vita di ciascuno di noi che, come nel film “Perfetti sconosciuti”, custodisce i segreti più reconditi e spesso compromettenti. In sintesi, i telefoni cellulari della vittima e dell'omicida raccontano il delitto di via Perth. Ieri mattina, davanti al sostituto procuratore Gabriella De Lucia, è cominciato l’accertamento tecnico irripetibile sui cellulari di Italo D'Elisa, 22 anni, la vittima dell'omicidio di Vasto, e Fabio Di Lello, 33 anni, il marito di Roberta Smargiassi, che sei giorni fa, per vendetta, ha sparato al giovane, uccidendolo con tre colpi calibro 9, perché a luglio ha investito con l’auto e ammazzato sua moglie, all’incrocio fra corso Mazzini e viale Giulio Cesare. La Procura ha in mano elementi che raccontano la paura di Italo D'Elisa e la presenza di un informatore che istigò Fabio Di Lello e lo aiutò ad incontrare la vittima. Accusa e difesa hanno nominato ieri i consulenti di parte. Il pm ha affidato la perizia al professor Nicolantonio D'Orazio, la parte lesa ha scelto come proprio consulente Gianluca Biocca. Francesco Leone è il perito dell'indagato. Ma non è escluso che nei prossimi giorni possano esserci uno o più indagati con la formula del “concorso anomalo” (articolo 116 del codice penale) nell’omicidio. Probabilmente chi ha telefonato a Fabio Di Lello non avrebbe mai immaginato quello che sarebbe successo. Ma per la legge è comunque concorrente nel delitto. L’articolo 116 infatti dispone che "qualora il reato commesso sia diverso da quello ipotizzato da un eventuale complice, anche questi ne risponda, se l'evento è conseguenza della sua azione". Chi ha aiutato Fabio Di Lello a incontrare e punire D'Elisa rischia a sua volta una condanna. Dai cellulari verrà estratto tutto. Anche il suo nome. Dai messaggi verranno fuori gli ultimi giorni di vita di Italo, i suoi eventuali e possibili timori, le chiamate ai familiari e agli amici. Così sarà anche per Fabio Di Lello. I consulenti annoteranno ed esamineranno le chiamate ricevute dall'ex calciatore. Lo scambio di messaggi con gli amici chiariranno se ci sono elementi per pensare che Di Lello avesse o meno programmato l'assassinio di Italo D'Elisa. Le vite dei due protagonisti del romanzo criminale sono tracciate sui dispositivi digitali, onnipresenti e sovrautilizzati. Italo è morto stringendo il cellulare ancora in mano. Fabio si è precipitato da Cupello a Vasto dopo aver ricevuto una telefonata. In auto c'era anche il suo pc. La storia di morte, dolore e rancore è quindi tracciata anche sul Web. E’ inevitabile che i primi oggetti sui quali vengano riposte le attenzioni degli investigatori siano proprio i cellulari e le comunicazioni intercorse. Messaggi e solleciti che debbono essere blindati prima che le prove scompaiano.
Dai tabulati telefonici la procura ed i periti avranno un quadro più chiaro di chi il 1° febbraio e nei giorni immediatamente precedenti l'omicidio, chiamò D'Elisa e Di Lello e chi furono le persone da loro chiamate; gli sms inviati e quelli ricevuti, e se ci furono o meno collegamenti su Internet. «Questa è un'indagine delicata e complessa», ha spiegato l'avvocato Pierpaolo Andreoni uscendo dalla Procura insieme al collega Giovanni Cerella. «La magistratura sta lavorando ottimamente con tempi molto rapidi. L'istruttoria comincia ad entrare nel vivo e a prendere corpo. In questi giorni si dice tutto e di tutto. I consulenti nominati questa mattina (ieri, ndc) svolgeranno le perizie necessarie a chiarire la verità. Dall'esito saranno tratte le conclusioni. Sono state dette tante cose. L’accertamento dimostrerà se sono vere o no. In questo momento io e l'avvocato Cerella cerchiamo di stare vicini sia a Fabio, che posso assicurare sta malissimo, sia alla sua famiglia e a quella della moglie».
Anche l'avvocato Pompeo Del Re, il legale della famiglia D'Elisa, continua con il supporto di diversi consulenti la sua indagine difensiva. Il legale ha raccolto una nutrita documentazione che racconta il comportamento anomalo di Fabio Di Lello, la sua ossessione e la scelta di liberarsi di tutti gli averi. Frasi che, con il senno di poi, appaiono come un triste presagio.