«Pazienti pericolosi, è necessario armarsi»

Il medico aggredito: «Abbandonano le terapie e il caldo peggiora le loro condizioni, noi siamo indifesi»

PESCARA. «Noi siamo indifesi, senza alcuna protezione, e loro sono liberi». All’indomani dell’aggressione avvenuta nel suo studio, Vincenzo Berghella si fa prendere dallo sconforto e parla delle preoccupazioni che lo turbano in queste ore perché, dice, alcuni malati rischiano di diventare pericolosi. Lui stava per essere accoltellato da un 43enne con disturbi bipolari che conosce e di cui si occupa da circa 20 anni, ma che «da circa un anno ha abbandonato le terapie. Un potenziale assassino, più pericoloso degli altri, e con il caldo di questi giorni la situazione è esplosa» - prosegue Berghella. «Sono una trentina le persone di questo genere che si rivolgono al mio studio e chiedono di tutto», si sfoga il medico, «Dovrebbero essere seguite dal Centro di salute mentale, ma spesso si sottraggono alle cure, soprattutto quando non hanno un supporto, qualcuno che gli stia dietro e li controlli, come è opportuno che sia. Mi chiedo come faccia il Centro di salute mentale a stare dietro a tutti e credo che sia proprio impossibile».

In questa fase storica, dice sempre Berghella, «questi malati non hanno dei punti di riferimento, non hanno strutture che si occupino di loro, e solo uno su cento va a farsi curare, mentre gli altri sono in giro. Al massimo si arriva a un ricovero nel reparto di Psichiatria in ospedale, dove c’è un carico di lavoro non indifferente e quindi il problema non si risolve certo così».

Berghella ha il polso della situazione non solo per questioni «professionali, ma anche personali», come ricorda lui stesso, perché è stato sposato con una donna che aveva un disturbo bipolare, Silvana Pica, di cui si sono perse misteriosamente le tracce nel 2012. Dopo l’aggressione di venerdì, Berghella fa notare che quando «un bipolare abbandona le terapie può succedere di tutto. Sembra di avere di fronte delle persone normali e invece si tratta solo di una maschera, perché hanno una doppia personalità. In un primo momento ti compare davanti un uomo sorridente, che poi ti dà una coltellata» e il riferimento e all’episodio di cui è stato vittima solo poche ore fa e che adesso gli fa temere il peggio.

In quegli istanti di «follia mentale allucinante» ha avuto paura, certo, ma teme che non sia finita qui e comincia a pensare di doversi «armare» perché una situazione del genere potrebbe ripetersi. Eppure, assicura, «io ho la coscienza pulita e serena».

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