Pediatri in pensione o trasferiti: migliaia di famiglie in difficoltà 

Dei 39 medici della Asl di Pescara, sette hanno cessato l’attività e non sono stati ancora sostituiti La rabbia delle mamme e il vertice dell’assessore Verì: «Ecco il piano per sbloccare la procedura»  

PESCARA. Pediatri in pensione, migliaia di famiglie in difficoltà a Pescara e provincia. E mamme inferocite, di bimbi tra zero e 6 anni in prevalenza, che vagano, secondo il principio della libera scelta, alla ricerca di un medico pediatra ancora “libero”, ossia che non abbia raggiunto il numero massimo di pazienti, stimato tra gli 800 e i 1080, in sostituzione di quello che ha appena smesso l’attività professionale per raggiunti limiti di età.
Lamentano le mamme (con facoltà di portare ai medici di base i figli tra i 7 e i 14 anni) che la comunicazione dei pensionamenti, da parte dei loro medici, è arrivata loro in ritardo e dunque con poco tempo per organizzarsi.
La ricerca del pediatra di famiglia si amplia quando si considera che ci sono anche pediatri che non hanno raggiunto il massimale dei pazienti ma, per questioni legate alle preferenze, non vengono scelti dai genitori. Oppure ci sono professionisti disoccupati o precari che però rifiutano gli incarichi di lavoro a tempo.
Sono 39 i professionisti presenti negli elenchi della Asl di Pescara, a copertura di diversi ambiti del territorio cittadino e provinciale. Sei di loro, degli ambiti di Pescara, Scafa, Manoppello, Cepagatti, Catignano e Penne sono già andati in pensione tra il 1° agosto 2020 e il 1°gennaio 2021. Uno, il settimo, di Spoltore ci andrà prossimamente.
La rabbia delle mamme, 200 famiglie solo nel solo distretto sanitario di Scafa, che nei giorni scorsi hanno riaperto la voragine delle contestazioni, è arrivata ai palazzi regionali. E l’assessore alla Salute Nicoletta Verì, che il problema lo aveva tra le mani da tempo rallentato solo dall’organizzazione di screening di massa e vaccini anti Covid, ieri pomeriggio ha radunato i rappresentanti delle organizzazioni di categoria, i vertici e i responsabili del dipartimento regionale alla Sanità e delle Asl e, dopo oltre sei ore di conference call on line, ha raggiunto con essi «l’accordo integrativo che introduce una procedura straordinaria per garantire l’assistenza ai pazienti in caso di cessazione di attività o trasferimento del pediatra». Nella clausola rientra anche il codicillo: morte. «Nell’intesa», spiega Verì dopo l’incontro, «è richiamato un meccanismo che in prima istanza prevede l’assegnazione dei pazienti agli altri pediatri dello stesso ambito territoriale. Parallelamente, sulla base di una procedura tecnica di riconteggio degli assistiti a livello delle diverse Asl, viene verificata la possibilità di istituzione di una nuova sede». E, dunque, in quell’ambito potrà essere assegnato un nuovo pediatra.
Chiarisce il concetto Alberto Cianci, direttore dell’unità operativa complessa direzione Amministrativa del Territorio della Asl di Pescara: «Con questo accordo faremo saltare quel buco legislativo che si apre quando un medico va in pensione, si trasferisce o muore», spiega, «con una quota minima di 180 bambini, da zero a sei anni, da iscrivere nei “separati elenchi”, che si possono trovare allo sportello Scelta e Revoca dei distretti, potremo agevolare la sostituzione dei pediatri pensionati o trasferiti».
Più semplicemente, occorrono 180 bambini in più nello stesso ambito dove opera già un pediatra che ha raggiunto il massimale utenti, per poter inserire in quella zona un altro pediatra. L’incognita sono «i cali delle nascite e il conflitto del diritto di scelta».
Ma, eventualmente, ci sarebbero pediatri in lista d’attesa pronti a prendere servizio? «Ci sarebbero» è la risposta del dirigente Asl, «ma con la garanzia dell’assunzione a tempi lunghi. Non esiste comunque una lista di attesa di pediatri». I provvedimenti decisi dalla Regione saranno immediatamente esecutivi e i tempi per addivenire ad una soluzione del problema «potrebbero essere di qualche settimana», secondo la Asl.