Pescara ko col Cagliari, ha un piede in B La curva si svuota, i tifosi contestano / Foto

Gli ultrà lasciano la Nord in anticipo e prendono di mira il ds Delli Carri che replica: "Gli insulti? Ormai ci sono abituato"

PESCARA. Stavolta la contestazione dei tifosi parte in anticipo rispetto alle passate edizioni. Intorno al 20’ del secondo tempo, poco dopo il raddoppio di Sau che spegne definitivamente le speranze di rimonta, la parte centrale della Curva Nord si svuota. Il frastuono dei petardi fa da sottofondo ai primi, duri cori di disprezzo. Una reazione pesante da parte di un gruppo che fino alla partita di ieri aveva sempre incitato la squadra fino all’ultimo, non facendo mai mancare il suo sostegno. A pochi minuti dal fischio finale dell’arbitro oltre cento tifosi sono già assiepati davanti alla zona di pre-filtraggio, pronti ad esternare la loro delusione. Eppure il pareggio di Palermo aveva restituito un pizzico di serenità e un filo di speranza all’ambiente, scoraggiato dalle quattro precedenti sconfitte. Invece, il Pescara precipita nel baratro e per evitare guai all’esterno spuntano le Forze dell’Ordine in assetto anti-sommossa. Il presidente Daniele Sebastiani e l’ad Danilo Iannascoli abbandonano la tribuna e si dirigono verso il luogo della contestazione. Da lì partono le prime offese, tutti vengono chiamati in causa: società, calciatori, tecnico e, soprattutto, il direttore sportivo, Daniele Delli Carri. Secondo i supporter biancazzurri, è lui il principale responsabile della crisi di risultati della squadra. In particolare, il diesse viene accusato di non essere riuscito a creare un organico adeguato per affrontare la serie A. Inoltre, riguardo all’ultima sessione di mercato, gli viene imputato il mancato arrivo di numerosi calciatori trattati per settimane o mesi che avrebbero potuto aumentare il tasso tecnico della rosa. Delli Carri, che viene apostrofato con frasi offensive e invitato a cambiare aria, non se la sente di alimentare le tensioni, ma a caldo prova ugualmente a spiegare i motivi di una sconfitta bruciante che forse spegne i propositi di risalita del Pescara. «La contestazione non mi interessa, ormai ci sono abituato. Sono anni che c’è questa situazione. È successo anche l’anno scorso quando abbiamo vinto il campionato. È chiaro che, se i risultati sono negativi, la gente non è soddisfatta. Fa parte del gioco. Mi dispiace constatare che, dopo il primo gol, la squadra si sia seduta. Non possiamo permetterci di incassare una rete in quel modo. L’1-0 ci ha tagliato le gambe, non c’è stata la reazione nervosa che bisogna avere se si ha la volontà di conquistare la salvezza. Sono arrabbiato perché nel primo tempo eravamo messi bene in campo, non abbiamo lasciato spazi al Cagliari». Anche sul web, nel dopo gara, scoppia la rabbia dei sostenitori biancazzurri. Il pensiero di quasi tutti gli sportivi è che nella prossima stagione il Pescara non giocherà più in serie A, ma Delli Carri non sembra d’accordo. «Se ci diamo per morti è meglio starsene a casa e non scendere più in campo. La vittoria del Genoa rende lo scenario più complicato, però ci sono ancora 39 punti in palio, è vietato mollare». Nel frattempo, mentre i calciatori escono dagli spogliatoi a testa bassa, all’esterno Sebastiani e Iannascoli sono ancora impegnati a colloquiare con i tifosi. La misura è colma: c’è chi manifesta l’intenzione di riconsegnare l’abbonamento sottoscritto ad inizio campionato, chi chiede di essere rimborsato per la spesa sostenuta. E, addirittura, c’è qualcuno che chiede di non abbassare più il prezzo dei biglietti per riempire lo stadio. Una situazione difficile da gestire, il malcontento sembra aver contagiato l’intera città. E pensare che pochi mesi fa centomila persone stavamo festeggiando il ritorno nella massima serie dopo venti anni di lunga attesa. L’auspicio è che si cambi rotta per evitare che questo ritorno si trasformi un calvario. Giovanni Tontodonati

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