Pescara, lite al porto per lo sciopero dei pescatori

Otto pescherecci vanno in mare nonostante il fermo: al rientro spintoni, insulti e accuse

PESCARA. I rancori del passato combinati con i dissapori del presente hanno infiammato il ritorno al porto di otto pescherecci colpevoli di aver infranto lo sciopero contro il caro gasolio. Scintille ieri sera la molo sud. Un gruppo di marinai ha aspettato il rientro delle imbarcazioni dissidenti, accusandoli di aver commesso «un'infamia che danneggia l'intera categoria».

Spintoni, insulti e accuse reciproche hanno portato alla luce le fratture interne alla marineria pescarese.

Un lungo strascico di rabbia e polemiche ha messo uno contro l'altro i proprietari delle quarantacinque imbarcazioni che hanno aderito alla serrata nazionale degli operatori del comparto ittico e gli otto armatori che, nonostante gli accordi presi, lunedì hanno scelto di mollare gli ormeggi e andare in mare.

È così che ieri sera alle ventidue e trenta in punto sulla banchina commerciale del molo sud le diverse anime della marineria si sono scontrate a colpi di manate e insulti. I portuali rimasti a terra hanno minacciato di buttare in mare l'intero ricavato della giornata di pesca dei loro colleghi dissidenti.

Perché per gli uomini di mare, costretti ogni giorno a fare i conti con gli aumenti del carburante, con l'insabbiamento dello scalo cittadino e con la nuova normativa europea sulla tracciabilità del prodotto, aver lasciato lo scalo nonostante lo sciopero nazionale di quattro giorni rappresenta «un colpo basso, un'infamia che getta fango sull'intera categoria».

A tentare di stemperare i toni e calmare gli animi infuocati dei marinai era schierato un manipolo di rappresentanti delle forze dell'ordine, con in prima linea il questore Paolo Passamonti, ma anche gli uomini della Guardia costiera con il comandante Luciano Pozzolano e quelli della Digos.

Dopo gli episodi del giorno prima ai porti di Giulianova e Ortona, l'accordo tra gli operatori del mare era di consegnare il pescato sul molo, metterlo all'asta e, infine, consegnare il ricavato della vendita in beneficenza. Ma gli operatori dissidenti si sono opposti con forza e hanno preferito caricare il prodotto sui furgoncini.

Un gesto che ha fatto scoppiare la rabbia degli altri marinai assiepati lungo la banchina e ha protratto lo scontro fino a mezzanotte inoltrata, quando è arrivata in porto l'ultima imbarcazione. Oggi è in programma una riunione tra le diverse anime della marineria, per discutere sulle ragioni dello scontro e cercare di trovare una linea unitaria da portare avanti di fronte alle istituzioni locali e nazionali. In queste ore, inoltre, è in atto una mediazione da parte dei vertici della Direzione marittima «per comporre la frattura ed evitare che i dissidi sorti tra i componenti della marineria sfocino in atti di violenza e di intemperanza verso i non aderenti allo sciopero».

La mobilitazione della marineria pescarese contro il caro gasolio è partita ieri mattina con l'adesione alla serrata nazionale. Dopo lo sciopero degli autotrasportatori, aderenti al movimento dei forconi, che ha portato alla paralisi dell'Italia, anche gli armatori del capoluogo avevano deciso di incrociare le braccia e sospendere le battute di pesca per quattro giorni, fino a venerdì prossimo.

Gli aumenti di carburante che hanno messo in ginocchio diverse categorie di lavoratori si somma alle vecchie problematiche che colpiscono il porto cittadino. Il mancato dragaggio, i ritardi dell'Ispra nell'invio dei risultati delle analisi sulla qualità dei fanghi da smaltire e la mancanza delle condizioni di sicurezza dello scalo pesano come un macigno sulla categoria che, dall'inizio di gennaio, ha dichiarato lo stato di agitazione, riducendo all'osso le uscite in mare.

Una delegazione di operatori si è quindi diretta alla Direzione marittima confrontandosi con il comandante Pozzolano ed esponendogli, ancora una volta, i disagi e le preoccupazioni dovute al caro gasolio, alle nuove normative europee e, non ultimo, il problema del porto insabbiato. I marittimi hanno comunicato che nei giorni della protesta sarà difficile assicurare il rifornimento di pesce fresco nelle pescherie e nei ristoranti della costa e che già da adesso i prezzi delle specialità ittiche hanno preso ad oscillare verso l'alto.

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