Pescara, morti tre neonati in ospedale arrivano i Nas

I bambini prematuri stroncati in ospedale da un batterio, esplode la rabbia dei genitori

PESCARA. C’è un’indagine dei carabinieri del Nas sulla morte di tre neonati dopo un’infezione presa nel reparto di Neonatologia: ieri, il reparto è stato ispezionato. Di pari passo, la Asl di Pescara ha avviato controlli con tamponi su medici e dipendenti.

Ieri, i carabinieri del Nas, guidati dal comandante Marcello Sciarappa, si sono presentati al sesto piano dell’ospedale, lo stesso di Geriatria e Malattie infettive, per avviare un’indagine sulla morte dei tre neonati nel reparto di Neonatologia-terapia intensiva: i carabinieri hanno controllato il reparto per capire come si è sviluppata un’infezione da Serratia che ha ucciso tre bambini, tutti prematuri e con un peso compreso tra cinquecento grammi e un chilo. La Serratia è un batterio tipico degli ambienti ospedalieri e si propaga anche tra i rifiuti, bagni e fughe delle mattonelle.

Anche la Asl di Pescara ha avviato controlli: tamponi su medici e dipendenti e analisi dei prodotti usati nel reparto. È il direttore generale Claudio D’Amario ad annunciarlo: «Un’indagine conoscitiva trasparente». D’Amario ha convocato il Comitato per le infezioni ospedaliere e l’ufficio Rischio clinico formato da un medico legale, da un infettivologo e da un medico generico. «La morte dei tre neonati non è legata a errori medici», afferma, «ma è necessario capire se protocolli e procedure di sicurezza sono state rispettate. Vogliamo sapere l’origine dell’infezione».

Come è arrivata la Serratia a Neonatologia? Per rispondere a questa domanda, la Asl ha eseguito già ed eseguirà ancora tamponi su medici e dipendenti, farà analizzare i prodotti usati nel reparto e i detergenti per la pulizia e ripercorrerà le tappe dell’emergenza. La mamma di uno dei bambini morti ha raccontato al Centro di «scarsa igiene», «protezioni ignorate» con i neonati toccati da medici e infermieri «senza lavarsi le mani» e di «operai al lavoro nelle stanze dei bimbi per cambiare i filtri dell’aria». «Entro quattro giorni», dice D’Amario, «l’esito delle analisi chiarirà quanto accaduto». Al Centro, il direttore sanitario dell’ospedale Valterio Fortunato e il primario Carmine D’Incecco hanno riferito che l’infezione è partita da un neonato, poi salvato dai medici. È guarito anche un altro bambino mentre non c’è stato niente da fare per gli altri tre.

L’infezione è esplosa il 22 aprile scorso ma la scoperta del batterio risale a due giorni dopo. «La struttura», per D’Amario, «ha reagito subito: il batterio è stato accertato in poche ore altrimenti il bilancio delle morti sarebbe stato più grave. Purtroppo, i tre neonati morti erano già gravemente compromessi dal punto di vista cardiologico e respiratorio e di fronte a un’infezione così importante non ce l’hanno fatta. Ma tutto ciò non ci esime dall’approfondire quanto accaduto. Dobbiamo capire se è necessario implementare le misure di protezione nel reparto».

© RIPRODUZIONE RISERVATA