Pochi medici, a Pescara saltano le visite ai malati

Denuncia di una paziente di Ematologia operata per un linfoma: per i controlli si rischia di aspettare mesi

PESCARA. «Il medico non riuscirà ad eseguire tutti i controlli di ottobre, la sua visita è rinviata». Sentendo queste parole Lisa (nome di fantasia) è subito andata «nel pallone» perché da quando ha saputo di avere un linfoma, quattro anni fa, i controlli semestrali a cui viene sottoposta nel reparto di Ematologia sono un appuntamento straordinariamente importante per la sua tranquillità. Annunciando il rinvio, dal reparto le hanno comunicato che avrebbe dovuto richiamare lei, «dal 15 novembre in poi, per fissare un nuovo appuntamento», ma il suo timore è che potrebbe essere convocata «solo nel 2017, se sarò fortunata, considerato che la visita del 17 ottobre era stata programmata dal mese di aprile».

Lisa, insegnante di 48 anni che vive a Città Sant’Angelo e si occupa «felicemente» della sua famiglia e dei suoi due figli, ha avvertito immediatamente «l’ansia» per questo rinvio, perché non ha ancora superato la soglia dei cinque anni post-intervento, indicata come tempo minimo per «stare relativamente tranquilli». Era novembre 2012 quando è stata operata per un linfonodo, poi è stata sottoposta a chemioterapia e radioterapia e ora non è ancora finita, perché «ci sono i controlli ematici e la visita, due volte l’anno». Per «tamponare» lo slittamento imposto dalla Asl, ha deciso di rivolgersi a un privato, «pagando un controllo ecografico 70 euro, come se non bastassero le tasse e i ticket», commenta la donna. «Non so se ho fatto bene o se ho sbagliato, ma di certo mi sono rasserenata, perché mi hanno assicurato che è tutto a posto».

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Dopo aver tirato un sospiro di sollievo Lisa ha deciso di raccontare la sua storia, con una lettera al Centro, perché «non ci possono togliere l’opportunità di essere sottoposti a queste visite. Si parla tanto di prevenzione e poi, di fatto, si fanno slittare i controlli, lasciando trascorrere quel tempo che per certe patologie è determinante».

Il rinvio è un sintomo preciso della «carenza di personale del reparto di Ematologia», sottolinea Lisa, che si muove in quegli spazi da quattro anni e ha osservato con attenzione come vanno le cose. «Conservo ancora i ricordi delle lunghe attese, dalle 7 alle 11 del mattino, per essere sottoposta alla chemioterapia, con le sedie scomode, il bagno affollato e il personale medico e infermieristico che si dà moltissimo da fare ma non è sufficiente ad affrontare tutti quei malati. L’utenza, che si lamenta, è rassegnata, passiva, ma questo atteggiamento non giova a nessuno e bisogna cominciare ad indignarsi», prosegue Lisa. «La gente deve sapere cosa accade e spero che qualcuno, dentro la Asl, si faccia un esame di coscienza e promuova delle verifiche, ma sono sicura che sanno già tutto».

Potrebbe essere stato solo un incidente di percorso, nella gestione degli appuntamenti, e se la chiamassero a stretto giro per un controllo Lisa andrebbe «subito» in ospedale, «perché la prevenzione è fondamentale. Ma non accadrà. Dopo aver visto l’affollamento, le attese, l’affannarsi degli operatori, comincio a pensare che le cose si stiano aggravando. Non è necessario essere dei super manager per capire che il personale va aumentato se un medico ha una mole di lavoro tale da dover ridurre le visite». E se il problema è legato ai fondi, «trovassero altri reparti o altri modi per risparmiare». Lisa non ci tiene ad alimentare le polemiche: parla della sua storia perché sa perfettamente che «in caso di bisogno ci si sente soli e impotenti, come se non bastassero le sofferenze provocate dalla malattia». E oggi la sua indignazione e il suo «senso civico» potrebbero servire a sensibilizzare qualcuno. «Non i politici, non credo che a loro interessi».

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