Premio al maresciallo che arrivò a piedi a Rigopiano

Un riconoscimento al maresciallo della finanza Lorenzo Gagliardi: sugli sci, nella notte tra 18 e 19 gennaio, raggiunse l'hotel distrutto dalla valanga e trovò i primi due sopravvissuti

PESCARA. «Questo premio lo dedico alle famiglie delle vittime e a tutti coloro che si sono sacrificati nell'opera di salvataggio». E' stato premiato il maresciallo capo della guardia di finanza, Lorenzo Gagliardi, tra i primi ad arrivare sugli sci all'hotel Rigopiano di Farindola travolto dalla valanga che ha provocato 29 vittime il 18 gennaio scorso. La cerimonia di consegna del Premio D'Andrea, ideato dal Rotary Club all'insegna della solidarietà, si è svolta a Termoli. Si tratta di un concorso interregionale che coinvolge i club di Abruzzo, Umbria, Marche e Molise.

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Gagliardi da comandante della stazione del Soccorso alpino della finanza di Roccaraso, tre mesi fa ha guidato i suoi uomini, in una rischiosa marcia notturna fra la neve verso i luoghi del disastro. Il premio è un riconoscimento in denaro che Gagliardi donerà in beneficenza alla Croce Rossa Italiana - Comitato di Penne, per realizzare un posto avanzato a Farindola. Toccante la sua testimonianza subito dopo l'arrivo in sci a Rigopiano nella notte tra il 18 e il 19 gennaio. Un'impresa obbligata visto che la strada provinciale Farindola-Rigopiano era bloccata dalla neve alta due metri: «Scavavo con la pala, con le mani, con un ramo... la sonda ci aveva fatto capire che lì, sotto tre metri di neve, c'era qualcuno. E io nella mia testa ci parlavo, con quella persona. Arrivo, arrivo, resisti...ti riporto io a casa. Sei troppo forte, non puoi morire così, dai che arriviamo. E invece».

Gagliardi prosegue il ricordo di quella notte: «Ci hanno allertato alle 19.30», racconta, «inizialmente dovevamo andare a Campotosto, dove c'era una slavina con una persona sotto, ma poi lì sono stati impiegati quelli dell'Aquila. Lungo la strada abbiamo trovato tutti i mezzi dei soccorritori bloccati dalla neve, dagli alberi caduti, dai detriti. Tra l'ultimo pezzo di strada libero e l'albergo Rigopiano c'erano 8 chilometri». L'hotel l'hanno raggiunto alle 4 di notte e della struttura, dice, «non c'era quasi più niente», «solo una collina bianca». «Poi abbiamo visto quella macchina», «a 50 metri dall'hotel, in uno spiazzo, con il motore acceso. Era l'unica a non essere stata rovesciata dalla valanga. Dentro c'erano due uomini, Giampiero Parete e Fabio Salzetta, ancora vivi grazie all'impianto di riscaldamento dell'auto». Gagliardi non nasconde la difficoltà del percorso per arrivare all'albergo: «Dovevamo stare molto attenti a eventuali nuove slavine, dovevamo aggirare alberi caduti, c'era una bufera di neve fortissima. Insomma: era una situazione rischiosa ma non c'era una soluzione b». «Per entrare dove poi sono state recuperate le prime vittime abbiamo scavato un buco, una specie di tunnel verticale nella neve che in quel punto, cioè sopra il solaio della struttura crollata, era alta due-tre metri», dice. «Questo turno non si chiude come avrei voluto. Se avessi salvato qualcuno strappandolo alla neve e alle macerie sarebbe tutta un'altra storia».