Salva-casa: quattro novità in cantiere 

Le piccole e medie difformità edilizie che si potrebbero risolvere con la nuova legge annunciata dal ministro Salvini

PESCARA.. Salva-casa, dall'errore formale al tramezzo al mini-condono: cosa si potrà regolarizzare?
Al tavolo “Piano Casa” il Ministero delle Infrastrutture, Matteo Salvini, ha presentato nei giorni scorsi una serie di misure per regolarizzare le piccole irregolarità, annunciando un “pacchetto di norme per intervenire sulla casa”. Immediatamente molti lo hanno però definito un condono edilizio.
«La legge salva casa non c'entra nulla con il Superbonus e non c'entra con le ville abusive», si è affrettato a ribattere ieri il vice premier leghista a chi gli chiedeva un commento sulle parole del segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, che rispetto alla norma ha parlato di «marchetta elettorale».
Salvini ha risposto che il salva casa «riguarda milioni di famiglie che per piccole difformità interne alle abitazioni, magari ereditate dai nonni o dai genitori, non sono pienamente proprietari del loro appartamento perché non lo possono vendere e rogitare».
Cerchiamo, con questo articolo, di capirne un po’ di più. Una casa i cui spazi interni non corrispondono con la planimetria, come un tramezzo spostato o una finestra posizionata diversamente. Un immobile datato il cui titolo edilizio non è reperibile. O ancora interventi fatti prima del 1977 quando non esisteva il concetto di "variante in corso d'opera". Difformità edilizie o formali, dunque, ma anche situazioni di non totale certezza da ricondurre entro un quadro di regolarizzazione.
Sono le fattispecie che potrebbero rientrare nel pacchetto di misure salva-casa su cui lavora il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Con l'idea di far pagare le difformità quanto più si distanziano dalle regole di conformità edilizia. Ecco di seguito le casistiche che potrebbero rientrare nella possibile sanatoria.
1) DIFFORMITÀ EDILIZIE
INTERNE.
È il caso di un'abitazione con una disposizione degli spazi diversa dalla planimetria: come può essere un muro spostato, un soppalco o una finestra posizionata in diversamente.
Si valuta anche il tema delle tolleranze costruttive, con l'ipotesi di riparametrare in misura inversamente proporzionale alle dimensioni dell'unità immobiliare la percentuale del 2% quale limite al rispetto dell'altezza, dei distacchi, della cubatura, della superficie e di ogni altro parametro edilizio.
2) DIFFORMITÀ DI NATURA
FORMALE.
Può succedere, soprattutto per immobili datati, che manchi l'ultimo titolo edilizio, che costituisce lo stato legittimo dell'immobile. A legislazione vigente è già possibile avvalersi di altri riferimenti documentali, come titoli d'acquisto (rogito o planimetria), oppure rilevamenti fatti con i sorvoli.
Le norme allo studio dovrebbero facilitare l'accertamento dello stato legittimo dell'immobile anche nel caso in cui non esistano altri elementi, mediante Scia (Segnalazione certificata di inizio lavori) in sanatoria e il pagamento di una sanzione.
2) DIFFORMITÀ SANABILI
ALL'EPOCA MA NON OGGI.
È il caso delle modifiche che potevano essere sanate quando venne realizzato l'intervento, ma che oggi, ma anche di sanare quelli non conformi all'epoca ma conformi oggi. Ad esempio una casa costruita con una metratura più ampia rispetto al titolo edilizio: quando venne fatto era possibile, ma oggi lo strumento urbanistico vigente non lo consente più. L'intervento mira a superare il principio della "doppia conforme", consentendo di sanare i manufatti conformi all'epoca ma non oggi. Ma proprio quest'ultima misura potrebbe avere un impatto notevole sugli immobili irregolari e consentire di "condonare" tantissime situazioni che, in base alla norma vigente, non potrebbero ottenere sanatoria.
4) REGOLARIZZAZIONE
VECCHI TITOLI EDILIZI.
Per risolvere il problema delle "varianti in corso d'opera", che prima del 1977 non erano disciplinate, la soluzione allo studio è di consentirne la regolarizzazione mediante Scia e pagamento delle sanzioni.
È il caso di immobili costruiti più di 47 anni fa con variazioni rispetto al titolo originario: possono essere piccoli interventi come lo spostamento di una finestra, ma anche interventi di maggior rilievo come la costruzione di un piano in più rispetto a quello previsto dall'allora titolo edilizio. Se all'epoca la variazione non era normata e quindi non costituiva necessariamente abuso, il problema potrebbe porsi ad esempio nel caso di una compravendita. L'obiettivo è di consentire comunque di sanare la modifica, correggendo così una situazione di non totale certezza. «La ratio», dicono dal Ministero, «è tutelare i piccoli proprietari immobiliari che in molti casi attendono da decenni la regolarizzazione delle loro posizioni e che non riescono, spesso, a ristrutturare o vendere la propria casa. Il secondo scopo è di deflazionare il lavoro degli uffici tecnici comunali, sommersi dalle richieste di sanatorie. Alla luce della semplificazione e dell’efficienza amministrativa si è previsto anche di intervenire sulle procedure amministrative per garantire ai cittadini risposte certe in tempi certi». (u.c.)