Saquella: per gli affari basta una stretta di mano 

L’azienda pescarese del caffè, giunta alla quinta generazione, ha ottenuto  il riconoscimento più prestigioso a livello internazionale: la massima affidabilità

PESCARA. Basta una stretta di mano per concludere un affare. Accade ancora oggi nella famiglia Saquella. Così come un tempo si usava tra gentiluomini. Tradizione e innovazione si miscelano sapientemente come il caffè, nella fabbrica di torrefazione e vendita dei Saquella, in Strada Vicinale Torretta nel quartiere Villa del Fuoco.
Una filosofia che funziona se l'azienda, fondata nel 1856 dal capostipite Clemente Saquella ( 1835-1912) e dal fratello Antonio, procede spedita verso i mercati del futuro, tra cui Iran e Cina, da ben 161 anni. Da Clemente e Antonio che commerciavano spezie, thè, orzo e cacao e idearono il marchio, a Ilaria, Bianca e Arnaldo (37 anni), figli di Enrico e nipoti di Arnaldo senior.
Cinque generazioni, (la sesta composta dai figli di Ilaria: Isabella, Francesca e Angelo, da 10 a 1 anno) si sono alternate al comando di un’azienda che fattura 15 milioni di euro l'anno, conta una cinquantina di persone, tra dipendenti e agenti, ed esporta in mezzo mondo: Germania, Inghilterra, Canada, Malta, Israele, Medio Oriente, Grecia, Romania, Polonia, Bulgaria, Russia, Panama, Francoforte, Sidney, Dubai e nel centro sud Italia, Molise, Marche, Umbria, Lazio, Sicilia. Grani e polveri di caffè arrivano da Brasile, Guatemala, Honduras, Costarica, Perù, Colombia, Africa, Vietnam.
Un’azienda che ha da poco ottenuto un prestigioso riconoscimento: il certificato di massima affidabilità Prime Company Cribis e Dun & Bradstreet, con rating 1. Un indice di valutazione, mai richiesto dai vertici aziendali ma attribuito per meriti, che proietta il brand Saquella nel firmamento dei grandi produttori di caffè a livello internazionale.
Arnaldo Saquella, che cosa rappresenta per l'azienda e la vostra famiglia questa certificazione?
«E' un riconoscimento di prestigio, rappresenta un valore aggiunto di notevole importanza. La nostra azienda raggiunge il 60 per cento del suo fatturato all'estero e approdare al rating 1 significa aggiungere alla propria "carta d’identità" un tassello fondamentale per eventuali e potenziali clienti stranieri. Soprattutto se si considerano gli ultimi dati relativi alle esportazioni italiane del caffè torrefatto: nel nostro Paese operano oltre 800 torrefazioni che danno lavoro a circa 7000 addetti con un fatturato di vendite che nel 2016 ha raggiunto i 3,5 miliardi di euro. L'Italia è il terzo Paese in Europa per l'export di caffè e a livello mondiale il quarto dopo Germania, Belgio e Stati Uniti. In questo contesto ci inseriamo noi, Saquella 1856, che è tra le prime 15 aziende italiane esportatrici di caffè espresso. L'azienda ha intrapreso il suo processo di internazionalizzazione già negli Anni Settanta, quando ancora era una utopia per le torrefazioni italiane esportare caffè all'estero. Questa operazione è stata possibile grazie alla lungimiranza di mio padre Enrico e di zio Luigi che sono stati pionieri in questo settore dopo aver inaugurato la Saquella snc nel 1969».
Come nascono le miscele? «Dall'esperienza dei tostatori e dai tecnologi alimentari: abbiamo un’antica miscela, il Major, creata da nonno Arnaldo, che resiste da 50 anni e che piace ancora oggi alla nostra clientela. La tostatura generalmente dura una quindicina di minuti a 220 gradi. Per nostra tradizione, poi, il caffè una volta tostato, lo facciamo riposare per quattro settimane in botti di acciaio».
La storia del caffè Saquella ha inizio nel 1856 quando Clemente e Antonio avviano in Abruzzo (provenienti da due località del Beneventano, Frasso Telesino e Sant'Agata dei Goti, i paesi di origine della stirpe Saquella) il commercio di spezie, thè, orzo e cacao. Il primo deposito per la vendita all'ingrosso delle merci, denominata "Antonio e Clemente Saquella", come è scritto nel Registro Pesi e Misure, viene aperto a Chieti. L'attività viene portata avanti dai figli di Clemente, Luigi e Alfonso, che nel maggio 1912 costituiscono la società commerciale "Clemente Saquella". Negli anni 30, l'azienda conosce una fase di consistenti incrementi economici attestandosi sul mercato con un patrimonio netto di ben 103mila lire. Il figlio di Luigi, Arnaldo senior, insieme ai fratelli Mario e Giovanni (in tutto sei figli, uno dei quali sceglie la carriera ecclesiastica) comincia a pensare a un progetto illuminante e futuristico: il caffè espresso. Durante la Seconda guerra mondiale, l'attività s’interrompe. Ma riprende con vigore nel dopoguerra con l'apertura, nel 1950, di una bottega Saquella in via Chieti a Pescara, dove nel frattempo alcuni nuclei familiari si trasferiscono. È Arnaldo, figlio di Luigi, a realizzare in città il primo stabilimento dotato di una tostatrice Vittoria da 25 chili, integrata, pochi mesi dopo, da una tostatrice Farina da 120 chili.
Con il successo anche la zona di vendita si allarga alle vicine regioni del Lazio, Marche, Umbria e Campania. Nel 1948 nascono le prime confezioni da 10 e 30 chili in carta oleata rivestite in tela, denominate "Caffè tostato bar Saquella" e caffè Brasil in confezioni da 100 grammi destinato al consumo domestico. Nel 1955 l'azienda raggiunge un volume di lavoro pari a 3500 quintali di caffè l'anno, che diventano 4000 nel 1968 con un organico di 38 agenti.
Nascono, quindi, le miscele Bar Franca, Bar Sud, Spazial, Extra, Ancona, Lodi, Bianca, Victor e s’inaugurano nuovi depositi a Ferrara, Lecce, Benevento, Roma, Cava de’ Tirreni, Campobasso, Avezzano, Foggia, Bari, Macerata, Ancora, Rimini, Perugia, Terni, Firenze. Nel 1969 si inaugura la Luigi ed Enrico (figli di Arnaldo e nipoti del fondatore) Saquella snc. Nel 1971 nasce la fabbrica di via Torretta («all'epoca», rivela Arnaldo, «qui c'erano solo campi di pomodori») che si estende su una superficie di 11mila metri quadrati. L'anno successivo, 1972, comincia l’internazionalizzazione del marchio che dal 1999 assume la denominazione di "Saquella 1856". Seguiranno numerose certificazioni, l'apertura di franchising in Italia e nel mondo. Nel 2013 Enrico assume la presidenza della società, affiancato nella gestione dai figli Ilaria, Bianca e Arnaldo.
«Il primo Paese dove abbiamo portato il nostro caffè è stato il Canada, a Toronto», racconta papà Enrico, circondato dai figli nella sala ovale della fabbrica di via Torretta dove si respira un'aria elegante e antica con i ritratti degli antenati firmati da Federico Di Sante alle pareti, da uno di quali spunta anche una copia del Centro, «lì avevamo parenti e amici. All'epoca, erano gli anni Settanta, c'erano 500mila italiani nell'Ontario ai quali abbiamo insegnato, come ad altri Paesi, a bere il caffè in piedi come fanno gli italiani. L'espresso è una filosofia di vita, è il nostro modo di degustare la bevanda mentre in America si va in giro con i beveroni in mano».
Qual è il segreto della longevità aziendale?
«Il nostro», conclude Enrico, «è un mestiere affascinante dove la parola conta e la stretta di mano è fondamentale, così come il rapporto diretto con clienti e fornitori. La serietà, alla lunga, paga e il tempo ci ha dato ragione».