Scoperta la truffa del carburante: 172 indagati, sequestrati 8 milioni 

Le Fiamme gialle hanno ricostruito il meccanismo finalizzato a evadere l’Iva per 48 milioni di euro  Società fantasma acquistavano dall’Unione europea la benzina per poi rivenderla a prezzi ridotti

PESCARA. Una materia imponibile di 207 milioni di euro; una evasione di Iva pari a 45 milioni di euro; 172 persone denunciate e indagate per reati che vanno da quelli tributari di emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, fino al riciclaggio, auto riciclaggio e bancarotta fraudolenta; 8 milioni di euro recuperati grazie ad alcuni sequestri preventivi finalizzati alla confisca anche per equivalente del danno provocato, disposti dalle procura di Lanciano e di Velletri che coordinano le indagini che interessano anche diversi centri abruzzesi. Sono i numeri, molto importanti e altrettanto preoccupanti, dell’ultima operazione, “Oro Nero”, eseguita dagli uomini della guardia di finanza di Pescara del comandante Antonio Caputo: una maxi truffa alle casse dell’erario e non solo, attraverso il business nazionale del gasolio a tariffe calmierate. Un lavoro, quello portato avanti dagli uomini del colonnello Luca Lauro e del maggiore Guido Angelilli, che parte da lontano (le prime operazioni a carattere nazionale risalgono al 2015) e che oggi arriva a colpire i due ultimi anelli della catena: i grossisti, le così dette “pompe bianche”, quelle che non lavorano per marchi importanti, e gli intermediari che sono sempre gli stessi soggetti.
CARBURANTE senza iva
Un affare da milioni di euro gestito grazie all’utilizzo di una lunga serie di società “cartiere” che acquistano il carburante a prezzi stracciati dalla Comunità Europea senza pagare l’Iva, e quindi al di sotto del livello “platts” (e cioè del valore minimo di mercato), per poi rivenderlo alle “pompe bianche” che, consapevolmente, come sostiene la finanza, acquistano quel carburante a prezzi ridotti per metterlo poi sul mercato a un costo inferiore a quello delle altre società leader del mercato, provocando un enorme danno per le casse dello Stato, una concorrenza sleale nei confronti di chi segue le regole normative, e che alla fine vanno ad incidere pesantemente anche nelle tasche degli italiani.
LE SOCIETÀ CARTIERE
Si diceva delle società “cartiere” che le fiamme gialle hanno accertato non avere nessuna sede operativa o personale assunto: delle vere e proprie scatole vuote che hanno una vita di qualche mese, al cui vertice figurano dei prestanome appositamente reclutati (nullatenenti che non hanno mai operato nel settore dei carburanti), in realtà riconducibili e gestite da soggetti terzi che ne tirano le fila. Società che generalmente presentano false dichiarazioni d’intento per aggirare il pagamento dell’Iva (non avendo i requisiti di esportatore abituale), utilizzate soltanto per acquistare il carburante dalla comunità europea, per poi fargli fare qualche altro giro attraverso altre cartiere, per arrivare alla pompa che vende il carburante senza versare l’Iva, e quindi con un margine di guadagno altissimo che permette loro anche di abbassare il prezzo ai distributori. Basti pensare che ogni autobotte trasporta in media circa 36.000 litri di carburante e frutta all’organizzazione diverse migliaia di euro, per comprendere il giro di interessi che muove questa organizzazione su tutto il territorio nazionale.
FATTURE FALSE
Un meccanismo fraudolento che si basa soprattutto sull'utilizzo di fatture false (che la finanza ha controllato una per una) con cui simulare un allineamento dei prezzi di vendita a quelli di mercato.
E la differenza pagata in più? «È finta», scrivono le Fiamme gialle, «perché poi di fatto viene restituita in contanti, così si aggira la normativa fiscale a danno dell'erario».
CITTADINI BEFFATI
Ed è il comandante provinciale Antonio Caputo a spiegare il valore di questa indagine. «Il fenomeno fraudolento rilevato», dice il colonnello, «ha un fortissimo disvalore economico e sociale. La beffa è duplice: si danneggia gravemente il bilancio dello Stato e dell'Unione Europea per via delle rilevanti evasioni di Iva, e si arreca al mercato una forte turbativa mediante la concorrenza sleale operata dai distributori locali e indipendenti, che si approvvigionano consapevolmente dalle organizzazioni criminose, a prezzi inferiori ai valori medi praticati alla “pompa”. Si tratta dunque di un meccanismo perverso che va a discapito degli operatori onesti e dei cittadini, i cui risparmi vengono erosi ogni giorno dall’aumento vertiginoso dei prezzi “alla pompa” a causa del caro-energia e delle frodi che alterano il regolare funzionamento del settore, ora quanto mai strategico».