Seimila malati curati in famiglia Ecco la sanità che assiste a casa 

L’Adi, l’unità operativa guidata da Mirella Scimia, conta 80 tra medici e infermieri per seguire  casi di Sla, Parkinson, pazienti terminali e cure palliative. Sono ultra65enni, ma anche bambini

PESCARA. Sono 5897, tra malati terminali (1028) e anziani (4084), i casi seguiti nel 2018 dall’Adi, Assistenza domiciliare integrata, della Asl di Pescara diretta da Antonio Caponetti.
Una realtà sanitaria territoriale solida e in continua evoluzione, sorta alla fine degli anni Novanta, che assiste ogni giorno, tra le mura di casa, migliaia di pazienti, ultrasessantacinquenni ma ci sono anche tanti bambini, affetti da malattie degenerative come Parkinson e Sla, malati oncologici, con disturbi immunitari, della nutrizione, del sistema circolatorio e respiratorio o con disturbi psichici, pazienti terminali.
L’unità operativa semplice delle cure domiciliari e intermedie, conosciuta più semplicemente come Adi, si trova al piano terra della palazzina D del vecchio ospedale in via Renato Paolini (085 4253145) ed è guidata da Mirella Scimìa, di origini aquilane, a capo del dipartimento dal 2006.
«Solo nel 2018», spiega nei dettagli la dottoressa, «abbiamo accompagnato nel fine vita (cure palliative oncologiche e non oncologiche) 1028 pazienti che sono stati seguiti con 70.948 accessi domiciliari per un totale di 68.011, 32 ore di assistenza, oltre a 2344 consulenze riguardanti diverse branche specialistiche». «Ad ogni paziente terminale», specifica il responsabile Adi, «abbiamo garantito mediamente 69 accessi domiciliari per una degenza variabile tra 95 giorni e 5 mesi e 21 giorni».
L’assistenza domiciliare, che rientrano nell’ambito dei Lea, livelli essenziali di assistenza erogati gratuitamente dal ministero della Salute, «ha assunto proporzioni rilevanti grazie al lavoro costante e alla dedizione di quanti, a vario titolo, da medici agli infermieri e agli altri operatori, si fanno carico giornalmente della gestione di oltre 17 50 pazienti. Per la precisione, attualmente, sono quasi 1800, più del doppio di tutti i ricoverati nei presidi ospedalieri di Pescara, Penne e Popoli».
I pazienti sono seguiti da circa 80, tra medici, infermieri, operatori socio sanitari. I medici sono specialisti in cure palliative, della nutrizione, otorini, fisiatri, psicologi, cardiologi, geriatri, nefrologi, urologi, neurologi, pneumologi, dermatologi, logopedisti, ematologi, ginecologi, angiologi, oncologi, ortopedici, oculisti, chirurghi e altri professionisti.
Dei circa 1800 pazienti, attualmente seguiti dall’Adi, «alcuni necessitano di assistenza complessa e continuativa o supporto plurigiornaliero», riferisce la dottoressa Scimìa, «perché portatori di gravi e gravissime patologie che richiedono la supervisione costante degli apparati vitali, quali la ventilazione e l’alimentazione artificiale. Ci sono poi, anche pazienti, che necessitano di assistenza meno intensa con accessi domiciliari settimanali».
Tantissime le patologie in cura dal personale dal dipartimento: tumori di tutti i tipi, compresi quelli delle labbra, delle cavità orali, della faringe, genitourinari, oltre a quelli più conosciuti degli apparati respiratori, digerenti, ma anche malattie infettive parassitarie, intestinali, tubercolosi, poliomieliti, sifilidi e altre malattie veneree, malattie delle ghiandole endocrine, disturbi immunitari, della ghiandola tiroidea, del metabolismo, tutte le anemie, porpora, condizioni emorragiche, disturbi psichici, ritardi mentali, disturbi della personalità, malattie del sistema nervoso, infiammatorie, ereditarie, del sistema circolatorio e respiratorio, infezioni, complicazioni di gravidanze, malformazioni congenite, fratture, traumi, avvelenamenti, influenze. I pazienti, l’8% degli ultra 65enni della provincia di Pescara, arrivano all’Adi «inviati dai medici di famiglia ma anche in continuità terapeutica direttamente dall’ospedale in modlaità dimissione protetta, e questa è l’innovazione, dal pronto soccorso». «In quest’ultimo caso», prosegue il responsabile del servizio Adi, «siamo in grado di garantire l’immediata presa in carico del paziente inviando l’operatore a casa entro tre ore, in quanto l’organizzazione è supportata da una robusta rete informatica che mette in relazione diretta tutti gli interlocutori del percorso assistenziale: ospedale, distretti, operatori». La dottoressa Scimìa, che esprime soddisfazione per «l’assunzione di medici palliativisti da parte della Asl», precisa che «le cure palliative domiciliari sono da sempre garantite dai servizi domiciliari e non si sono mai interrotte» sin dalla nascita dell’unità operativa. Assistenza garantita a tutti i livelli «ad eccezione delle consulenze palliative a domicilio di pertinenza dell’unità di cure palliative che non sono garantite regolarmente per carenza di personale».