l'editoriale

Troppi partiti, proviamo a voltare pagina

Consultazioni finite per il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ma che faticaccia. Circa venti le delegazioni di partito ricevute

Consultazioni finite per il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ma che faticaccia. Circa venti le delegazioni di partito ricevute. Con varie facce note, sicuramente. Ma anche tanti illustri sconosciuti. Inutile fare tanti nomi. I lettori avranno sicuramente visto sfilare gli onorevoli senatori e deputati davanti alle tv piazzate nei saloni del Quirinale. Se si rimanesse al puro colore delle parole usate da commentatori e cronisti poco male. Ci si potrebbe limitare al sorriso osservando i visi compunti dei vari Aniello Formisano, Massimo Artini, Mario Ferrara, tutti capi gruppo di qualcosa, mentre esternano in mondovisione le loro inutili impressioni sull’andamento della crisi e sugli esiti dei colloqui con il capo dello Stato. Ma se si va al cuore del dramma italiano, all’instabilità del sistema e alla sua sostanziale ingovernabilità, allora il disappunto monta vertiginosamente.

Nell’XI legislatura (1992-94), l’ultima della cosiddetta Prima Repubblica governata con la vecchia legge elettorale proporzionale, per dire, al Senato i gruppi parlamentari erano dieci e sedici se ne contavano alla Camera. Ebbene, proprio gridando contro l’eccessiva frammentazione venne varato il famoso Mattarellum, la legge elettorale maggioritaria. Peccato che di riforma in riforma, passando per il vituperato Porcellum, siamo infine approdati alla polverizzazione attuale che, un incontro tira l’altro, avrà fatto probabilmente venire il mal di testa al capo dello Stato. Sia permesso per una volta un sommesso suggerimento.

Se si volesse dare una risposta definitiva alle attese dei cittadini, partiti e leader farebbero bene a mettersi davvero al lavoro per riparare ai guasti della partitocrazia. Quella sfilata di gruppi e gruppetti vista nei giorni scorsi al Quirinale faremmo bene a risparmiarcela in futuro. Ben sapendo che neanche la migliore delle leggi elettorali può risolvere i nostri problemi. Neanche il più ferreo dei sistemi maggioritari, neanche la più alta delle soglie di sbarramento immaginabili potrà mai impedire la frammentazione. Dalle urne potranno anche uscire due soli partiti in futuro, ma sino a quando gli eletti continueranno poi a creare gruppi e sottogruppi in Parlamento e fuori (Regioni e comuni compresi, vedere il caso Abruzzo alle pagine 4-5) ci sarà poco da sperare. L’agognata fine della frammentazione, la desiderata stabilità politica resteranno solo un sogno. Perché il problema vero della polverizzazione partitica sta anzitutto nel modo di concepire la politica. Per adesso condizionata da egoismi e interessi personali. Troppi. E inclini poco e niente a mettersi al servizio del bene comune. Tanto da fare rimpiangere i tempi andati della vecchia, criticatissima prima Repubblica.
Primo Di Nicola

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