Turisti del macabro a Rigopiano Divieto d’accesso spostato a valle

Le macerie del resort distrutto e posto sotto sequestro è diventato meta di visite continue Il sindaco di Farindola Lacchetta: «Così è impossibile garantire una sorveglianza adeguata»

FARINDOLA. Rigopiano come Cogne e Avetrana. Piccole realtà pressoché sconosciute diventano famose dopo una tragedia e, proprio per questo, si trasformano all’improvviso in mete di un turismo che sa di macabro. Attorno alla zona interdetta dell'hotel Rigopiano, distrutto dalla valanga che il 18 gennaio scorso ha provocato 29 vittime, si è generato un turismo che lascia senza parole. I curiosi si avvicinano al punto di sbarramento, fino a pochi giorni fa posto a circa 50-60 metri dal resort distrutto, aggirano l’ostacolo e si spingono quanto più vicino possibile al luogo della tragedia.
Nei pressi dell'area sotto sequestro sono state avvistate anche cinquanta persone. La custodia della zona del resort di Rigopiano da qualche settimana è stata assegnata al geometra del Comune di Farindola, Enrico Colangeli, uno dei sei iscritti nel registro degli indagati dalla Procura. Al geometra, che ha ricevuto l'incarico dalla Procura di Pescara, è stata data la possibilità di disporre della Polizia Municipale di Farindola, composta da tre soli agenti (che devono coprire per competenza anche i comuni di Montebello di Bertona, Villa Celiera e Civitella Casanova). Per Colangeli anche l’indicazione di piazzare una ventina di paletti in vari punti perimetrali dell’area, con la scritta “Area posta sotto sequestro, è assolutamente vietato l’accesso”. Forse troppo poco per fermare curiosi e incoscienti.
Tra detriti e materiale pericoloso sono ancora tanti i rischi insiti nella zona della valanga. Tra l'altro per effettuare la bonifica sarà necessario un bando di gara, con la partecipazione di ditte altamente specializzate.
Prima che la Procura affidasse l'incarico di custodia a Colangeli, sono stati i carabinieri a presidiare ventiquattro ore su ventiquattro, per tre mesi, l'area sottoposta a sequestro. Poi, però, hanno chiesto loro stessi alla Procura di affidare ad altri la custodia.
Il sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, spiega come la situazione sia diventata insostenibile per il suo Comune. «Abbiamo chiesto ed ottenuto dalla Provincia lo spostamento più a valle dell'area interessata all’ordinanza di divieto d'accesso, appunto per evitare curiosi. Di certo non riusciamo a garantire una sorveglianza adeguata al caso per le poche risorse che abbiamo come ente, tra l'altro in convenzione con altri tre Comuni», ha sottolineato Lacchetta.
Mentre prima il servizio di sorveglianza dell'area di Rigopiano era effettuato 24 ore su 24 dai carabinieri, oggi vengono effettuati solo dei controlli da parte degli operai comunali e degli agenti di polizia locale, nell'arco della giornata. «Una volta ultimati gli accertamenti giudiziari» - aggiunge il sindaco - «il nostro obiettivo sarà di modificare l'accesso all'area, in modo da consentire alla comunità farindolese di godere del diritto di uso civico del pascolo e legnatico, e pretendere la riapertura dell'asse viario provinciale che conduce a Campo Imperatore. Adesso ci aspettiamo un aiuto importante da parte degli enti sovraordinati per raggiungere questi obiettivi». L’appello è rivolto «soprattutto alla Provincia di Pescara che deve rispondere di un abbandono integrale ed assoluto dell'area Vestina, che ha determinato una criticità in termini di sicurezza stradale non più tollerabile, a causa delle numerose frane e delle voragini», tiene a sottolineare il sindaco.
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