IL DOCUMENTO ADOTTATO DALLA GIUNTA DOPO RIGOPIANO

Valanghe, ecco la Carta dei pericoli Vale solo per Gran Sasso e Prati di Tivo

PESCARA. Adesso sappiamo dove non possono essere costruiti alberghi, case, né realizzare impianti turistici in prossimità delle zone di montagna dove esiste un pericolo valanghe. Attenzione, però. Lo...

PESCARA. Adesso sappiamo dove non possono essere costruiti alberghi, case, né realizzare impianti turistici in prossimità delle zone di montagna dove esiste un pericolo valanghe. Attenzione, però. Lo sappiamo, ma non per tutto l’Abruzzo. Bensì solo nell’area più alta, quello del massiccio del Gran Sasso, nell’Aquilano con una parte più piccola della provincia di Teramo.

Il “passo in avanti” è stato compiuto con l’adozione da parte della giunta regionale della Carta di localizzazione del pericolo da valanga: circa 8.400 ettari, dal “Vasto” di L'Aquila, da Montecristo a picco Camarda, più la zona di Prati di Tivo nel Teramano. Questo perché è lì che la Carta storica delle valanghe – realizzata in base al censimento del Corpo forestale dello Stato dal 1957 al 2014 – ha registrato la concentrazione più alta di eventi valanghivi .

Per avere un quadro completo – al di là dei bacini sciistici che devono per legge possedere un proprio piano-sicurezza – occorre aspettare. Quanto? Almeno altri 12 mesi, ad essere ottimisti, con una stima di spesa di 1,3 milioni di euro.

Perché, ed è il dato che più destabilizza, solo per pubblicare e rendere quindi ufficiali i contenuti della Carta di localizzazione dei pericoli di valanga sul Gran Sasso, ci sono voluti undici mesi.

La carta infatti era già nota nel marzo 2016, (l’appalto risale al 2015). Adesso, dopo Rigopiano e tutte le polemiche è stata finalmente adottata dalla giunta. Undici mesi. E’ come se, in sostanza, la montagna avesse partorito il più classico dei topolini.

A maggior ragione se si considera che il documento sui pericoli da valanga è previsto da una legge, la 47, del 1992. La stessa legge alla quale hanno fatto riferimento i legali di Farindola e Rigopiano nel denunciare i ritardi e l’assenza normativa da parte della Regione sugli eventi valanghivi.

Una “vacatio” a cui la Regione – la Protezione civile con il delegato Mario Mazzocca e su pressione del delegato al Turismo Giovanni Lolli – sta cercando di porre riparo con una serie di atti precedenti al dramma di Rigopiano. E che hanno portato, oltre alla redazione della Carta storica delle valanghe, a un piano di soccorso e sicurezza realizzazione con l’acquisto di campi Artva (dal 2013 al 2016) – realizzati in collaborazione con il soccorso alpino e della Finanza – per istruire all'utilizzo dell'apparecchio di ricerca in caso di valanghe. Era a livello preventivo che bisogna a intervenire prima possibile.

Alla Carta di localizzazione dei pericoli dovrà seguire la Carta dei rischi locali di valanga. Nel frattempo la Regione ha lo strumento normativo per poter sospendere nelle zone interessate, a titolo cautelativo, l’edificazione nonché la realizzazione di impianti e infrastrutture ai fini residenziali, produttivi e di carattere industriale, artigianale, commerciale, turistico e agricolo nonché ogni nuovo uso delle aree che comporti rischio per la pubblica e privata incolumità. Gli stessi Comuni possono procedere autonomamente nei casi più eclatanti di insediamenti produttivi/turistici nelle zone rosse disegnate dalla Carta. E lo possono fare avvalendosi di studi e consulenti privati. Non solo. I sindaci entro 10 giorni dovranno poi notificare l'esistenza dei pericoli da valanga ai proprietari e agli eventuali gestori degli edifici e degli impianti esistenti nelle zone segnalate. E il Coreneva (Comitato regionale neve e valanghe) valuterà il livello di rischio su ciascuna situazione .

E se nelle zone individuate dalla Carta dei pericoli vi fossero già presenti alcune strutture? Il riferimento è sempre la legge 47 del 92. Per cui chi ha costruito deve adottare misure di prevenzione e precauzione. In condizioni particolari gli Enti locali possono ricorrere all’ordinanza di sgombero.

Difficile tuttavia poter dire che se questa Carta dei pericoli fosse stata adottata prima del 18 gennaio scorso la tragedia di Rigopiano poteva essere evitata. Il documento riguarda per ora solo il Gran Sasso. E fa perno a sua volta su una Carta storica delle valanghe che nella zona di Farindola non indica eventi significativi.

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