Verso i 60mila casi al mese ma le intensive si svuotano 

La realtà supera la previsione degli epidemiologi sul balzo dei contagi verso l’alto

L’aumento dei contagi in Abruzzo corre molto più veloce delle previsioni: è questo la sintesi dell’impennata dovuta all’effetto autunno. Per le linee di tendenza degli epidemiologi italiani, il muro dei duemila casi al giorno nella nostra regione sarà infranto il 25 ottobre prossimo, ma la realtà ci dice che questo “traguardo” sarà raggiunto prima. Ieri, del resto, erano previsti 858 casi, ma ne sono stati 1.279. Se il trend non invertirà la rotta, quindi, l’Abruzzo arriverà a toccare quota 60mila casi al mese entro le porte dell’inverno.
In questo scenario preoccupante, che dimostra come il virus sia tornato a circolare con forza in regione, però, c’è anche una buona notizia. Nonostante la nuova impennata di casi degli ultimi giorni e una costante crescita dei ricoveri, infatti, ieri in Abruzzo si sono svuotati completamente i reparti di Terapia intensiva Covid. Lo zero accanto al numero dei pazienti in Rianimazione non lo si vedeva addirittura dall’inizio di agosto del 2021, cioè oltre un anno fa.
Ieri, inoltre, il bollettino regionale non ha segnalato nuovi decessi per le complicazioni del Covid. Il tragico conto delle vittime abruzzesi del coronavirus dall’inizio della pandemia è rimasto quindi a quota 3.676.
REALtà CONTRO PREVISIONI
L’ultima impennata dei casi, dovuta all’effetto autunno e alla sottovariante Omicron 5, ha una data esatta: il 27 settembre. È stato quello il giorno, infatti, in cui il dato reale ha cominciato a distaccarsi dalle previsioni del sistema “Made” dell’Associazione Italiana di Epidemiologia, dopo settimane di perfetta collimazione, mostrandosi in una crescita improvvisa e repentina. Il 27 settembre dunque i contagi sono stati quasi 300 in più del previsto. Stessa cosa nei giorni successivi, finché martedì 4 ottobre il dato reale si è scostato da quello previsto addirittura di oltre 400 casi: 1.889 contro 1.438. Quanto la linea di tendenza degli epidemiologi prevede per le prossime settimane è quindi da considerare probabilmente sottostimato rispetto a quello che accadrà realmente. Le previsioni parlano comunque di una salita costante, fino a superare il muro dei duemila casi martedì 25 ottobre: 2.120 per la precisione. Mentre il martedì successivo 2.400. Ma, come si è detto è quasi certo che queste soglie verranno raggiunte prima, con una o due settimane di anticipo, a meno di frenate improvvise.
I NUOVI CONTAGI
Anche ieri, del resto, la realtà dei fatti ha superato le previsioni degli epidemiologi.
Secondo il bollettino regionale i casi in Abruzzo sono stati infatti 1.279, mentre il sistema di previsione “Made” dell’Aie se ne aspettava 858.
I 1.279 contagi di ieri hanno inoltre fatto segnare una crescita del 24% in una settimana, visti i 1.036 casi registrati nel mercoledì precedente, cioè il 28 settembre.
I nuovi casi segnalati ieri sono stati individuati attraverso 6.478 tamponi (di cui 1.319 molecolari e 5.159 antigenici): il tasso di positività è stato quindi del 19,74%, in leggera discesa rispetto a quello dei giorni immediatamente precedenti.
Più colpito anche ieri è stato il territorio del Chietino con 430 nuove positività individuate. A seguire il Pescarese con 315 contagi, l’Aquilano con 259 e infine il Teramano con 232.
Tra le città, ieri più nuovi casi di positività a Pescara (118), seguita dall’Aquila (89), da Montesilvano (57), da Lanciano (45), da Chieti (34) e da Teramo (32).
TERAPIE INTENSIVE VUOTE
Al netto degli 831 nuovi guariti, il numero degli abruzzesi attualmente positivi è risalito a quota 32.284. Di questi, sono 150 quelli ricoverati e assistiti nei reparti ospedalieri ordinari: il loro numero è cresciuto di due unità nelle ultime 24 ore, dopo una lenta e costante salita che si ripete da giorni.
Ma il dato più eclatante è sicuramente quello delle Terapie intensive: ieri è uscito anche l’ultimo paziente ricoverato in Rianimazione, quindi ora in Abruzzo i posti letto Covid per chi è in condizioni più gravi sono ufficialmente tutti liberi.
A questo traguardo si era già andati vicini nel giugno scorso, alla fine dell’ondata dovuta alla sottovariante Omicron 2. Ma lo zero assoluto non lo si vedeva dall’agosto del 2021, cioè 14 mesi fa.