Villaggio FdI in spiaggia, è lite Acerbo: le opere vanno rimosse 

Il segretario di Rifondazione comunista minaccia un esposto: «Così si ostruisce la vista del mare» E i vertici locali del partito annunciano la visita del premier: «Giorgia Meloni sarà a Pescara il 28»

PESCARA. Il villaggio di Fratelli d’Italia sulla spiaggia del centro di Pescara – 2.750 metri quadrati alla Nave di Cascella – innesca lo scontro politico. Dopo l’accusa di propaganda lanciata dal Pd, il segretario nazionale di Rifondazione comunista Maurizio Acerbo minaccia un esposto «per rimuovere queste strutture abusive che ostruiscono la vista mare». Ma FdI, con in tasca i permessi della Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio di Chieti e Pescara, dell’Agenzia del Demanio e del Comune di Pescara, rilancia e dà l’appuntamento: il 28 aprile, dalle ore 10, l’ospite d’onore della conferenza programmatica del partito sarà il premier Giorgia Meloni. Ad annunciarlo sono stati, nella serata di ieri, i dirigenti locali del partito Stefano Cardelli e Roberto Carota con una campagna lanciata su Facebook e Instagram: un manifesto diffuso via social, con il volto sorridente della Meloni, e la data: «Domenica 28 aprile 2024 - Pescara».
Per usare la spiaggia libera del centro dal 12 aprile scorso fino al 5 maggio prossimo – oltre ai 2.750 metri quadrati delle tensostrutture ce ne saranno circa altri cento per attrezzature e servizi –, FdI ha pagato già 3.250 euro come «canone minimo demaniale»: il versamento è stato effettuato da Roberto Carlo Mele.
La polemica ruota intorno alle tensostrutture con i loghi di FdI e lo slogan “L’Italia cambia l’Europa”, in parte già montate, nel cuore di Pescara: con le elezioni europee e comunali fissate all’8 e 9 giugno, il villaggio del primo partito del centrodestra agita il centrosinistra. Sulla spiaggia ci saranno 5 tensostrutture che dalla riviera chiudono la visuale del mare: area principale (60 metri per 30), area dibattiti (20 per 15), area stampa (15 per 25), area vip (15 per 15) e una struttura vetrata per accrediti stampa (15 per 15) e poi 12 bagni chimici, gruppi elettrogeni su 36 metri quadrati, due «magazzini tipo container» da 4 metri per 4 e tre maxi totem, il tutto circondato da transenne. «L’installazione delle opere in argomento», recita l’autorizzazione firmata dal direttore dell’Agenzia del Demanio Cleto Giansante, «non risulta essere pregiudizievole».
Non è così per Acerbo che parla di «scempio», «obbrobrio» e «arroganza di regime»: «Si tratta di una palese manifestazione di scarso rispetto per il bene comune e di arroganza del potere. FdI esplicita in questa maniera la sua politica a favore della cementificazione di quel che resta delle spiagge libere che il governo Meloni vuole mettere a gara. La spiaggia di piazza Primo maggio è un “ambito paesaggistico tutelato atteso anche che lo spazio di spiaggia libera antistante largo Mediterraneo è uno dei pochi dell’intera riviera pescarese a non essere stato occupato da strutture legate al turismo balneare”. Lo scrisse la Soprintendenza nel 2015», ricorda Acerbo, «ma la stessa Soprintendenza ha autorizzato questa installazione perché temporanea. Se passa questo principio, però», osserva il segretario di Rifondazione comunista, «chiunque potrà fare analoga richiesta e ostruire la vista del mare. Il fatto che si tratti di strutture rimovibili che occupano per un periodo temporaneo non giustificano il nulla osta: siamo di fronte a strutture assai invadenti e a un permesso per un periodo assai lungo». Acerbo sottolinea un passaggio: «È grave che l’amministrazione comunale abbia consentito questo scempio della durata di oltre venti giorni (per un evento che ne dura tre) che rappresenta un’evidente furbata per fare propaganda elettorale. La cittadinanza e i turisti che passeggiano invece di vedere il mare sono costretti a contemplare i simboli della fiamma neofascista».
Sul caso era intervenuto anche il capogruppo in consiglio comunale del Pd Piero Giampietro: «Occupare per un mese il demanio marittimo e, nello specifico, la spiaggia libera più prestigiosa della città allestendo un capannone con tanto di simbolo di partito, a poche settimane dalle elezioni comunali ed europee, è ai limiti della legittimità oltre che al di là di ogni senso dell’utilizzo pubblico del demanio».