catignano, quasi pronta l’area archeologica 

Visite al villaggio neolitico entro l’estate

CATIGNANO. Dopo 40 anni di scavi, il villaggio neolitico di località Ponte Rosso, mai inaugurato, riemergerà dall'oblio e sarà aperto ai visitatori per la prima volta. Non è ancora stabilita la data,...

CATIGNANO. Dopo 40 anni di scavi, il villaggio neolitico di località Ponte Rosso, mai inaugurato, riemergerà dall'oblio e sarà aperto ai visitatori per la prima volta. Non è ancora stabilita la data, ma è certo, invece, che prima dell'estate si apriranno le porte dell'ex convento di piazza San Francesco, a Catignano, che ospiterà i reperti archeologici rinvenuti nel sito abbandonato per decenni: resti umani, oggetti di fine porcellana catignanese decorata con particolari tecniche, utensili in uso alle popolazioni vissute tra il VI millennio avanti Cristo e l'alto Medioevo.
A riportare alla luce il villaggio neolitico, che racconta la storia della gens di Catignano è l'amministrazione comunale guidata da Enrico Valentini. Il lavoro di ricostruzione dei carteggi e di rilancio del sito, sottoposto a vincolo della Sovrintendenza archeologica, è curato dal consigliere comunale Annalisa Piermattei che sta portando avanti il progetto in collaborazione con la sovrintendente Rosaria Mencarelli e l'archeologo Andrea Staffa.
«Catignano», spiega Piermattei, «era la polis del tempo, con uffici del registro, pretura, carcere mandamentale, un punto di riferimento di tutta la Valle del Nora e grazie a questi ritrovamenti ora ritrova la sua centralità nella storia. Questo sito non è stato mai aperto ai visitatori, noi lo riporteremo alla luce per essere goduto dalle comunità». E rivela: «Da anni è rimasto abbandonato, io ho ritrovato i carteggi nell'archivio del Comune dal quale è emerso anche che il nostro paese ha una solida tradizione ceramista. Entro l'estate apriremo le porte dell'ex convento, in fase di riqualificazione, che ospiterà laboratori didattici rivolti alle scolaresche e agli archeologi che vorranno venire a studiare la storia della nostra terra. I giovani potranno imparare i mestieri artigianali o guidati nelle esperienze creative dalla scuola dei nostri artisti locali, Giovanni Pittoni e lo scultore Luigi De Felice. Creeremo posti di lavoro che gioveranno all'economia del territorio». Che ha da mostrare tesori come l'abbazia della Natività di Maria Santissima, più conosciuta come Santa Irene, «il cui fascino ha folgorato Vittorio Sgarbi, la chiesa di San Giovanni Battista e di Sant'Antonio, oltre ai palazzi gentilizi», conclude Piermattei. (c.co.)