Bilanci 2015 e 2017 nulli, il club risponde a Iannascoli e ufficializza il ricorso: «Faremo valere le nostre ragioni»

La Delfino Pescara 1936, presieduta da Daniele Sebastiani (nella foto), ricorrerà in appello contro le due sentenze con le quali i giudici del Tribunale dell'Aquila (sezione specializzata in materia...

La Delfino Pescara 1936, presieduta da Daniele Sebastiani (nella foto), ricorrerà in appello contro le due sentenze con le quali i giudici del Tribunale dell'Aquila (sezione specializzata in materia d'impresa) hanno dichiarato nulli i bilanci 2015 e 2017 del Pescara, accogliendo pertanto i ricorsi presentati dalla Cimmav dell'ex amministratore delegato Danilo Iannascoli, ad oggi ancora socio di minoranza della società biancazzurra.
La decisione di presentare ricorso, già preannunciata, è stata ufficializzata ieri con una nota in cui si sottolinea come le due sentenze «si pongano in contrasto con quanto sancito dal Tribunale e dalla Corte di Appello di L’Aquila, rispetto alla denunzia ex art. 2409 c.c. che ha già accolto le difese della società, rigettando in pieno il ricorso del socio Cimmav», che «le previsioni degli amministratori si sono puntualmente avverate, sicché il tempo ha dato ragione ai medesimi» e che «in ogni caso, se si legge la sentenza relativa al bilancio 2017 si apprende come la stessa affermi, espressamente, che le poste di bilancio sono correttamente e legittimamente iscritte, ponendo unicamente un problema (non condivisibile) di descrizione, di una unica posta contabile, che, tuttavia, la sentenza stessa ha riconosciuto legittimamente iscritta».
Sempre il Tribunale dell'Aquila aveva dichiarato nullo il bilancio 2016 ed anche in questo caso era stato presentato subito appello da parte della Delfino Pescara 1936. Nel prossimo mese di marzo dovrebbe arrivare la decisione da parte dei giudici di secondo grado. Fra i punti evidenziati nella ultimissima sentenza, quella di due giorni fa, anche l'omessa rilevazione del debito verso il club Envigado per l'acquisto del centrocampista Juan Fernando Quintero Paniagua, con l'indebita iscrizione di una sopravvenienza passiva di 1,5 milioni di euro per il bilancio al 30 giugno 2015. «In altre parole», scrive il giudice, «la condotta oggetto di censura si palesa in aperto dispregio dei principi per i quali il bilancio deve essere redatto in modo veritiero e corretto». Non solo, ci sarebbe anche l'illegittima iscrizione di crediti inesistenti per imposte anticipate per 3,3 milioni di euro e ancora l'omissione di un congruo fondo svalutazione crediti della voce ''crediti verso clienti'' di 14 milioni e mezzo di euro. Nella sentenza, a tale riguardo, si legge testualmente che «il contegno omissivo tenuto dal Delfino, violando in ogni caso la clausola generale della chiarezza, impedisce di comprendere dalla lettura del bilancio qualsivoglia valutazione in ordine alla recuperabilità dei crediti di cui si è detto. Cosicchè difetta di veritiera e corretta rappresentazione della situazione patrimoniale ed economica di Delfino, nel bilancio chiuso al 20 giugno 2015».
(a.d.f.)