oro olimpico a roma 1960 

Gli 80 anni di Eraldo Pizzo, il Caimano della pallanuoto

ROMA. I capelli bianchi non devono ingannare: la potenza del “Caimano” è sempre intatta, come sono vivi i suoi ricordi, suddivisi fra varie epoche. Eraldo Pizzo, oro olimpico a Roma 60 col...

ROMA. I capelli bianchi non devono ingannare: la potenza del “Caimano” è sempre intatta, come sono vivi i suoi ricordi, suddivisi fra varie epoche. Eraldo Pizzo, oro olimpico a Roma 60 col Settebello di pallanuoto, oggi taglia un altro importante traguardo della vita: quello degli 80 anni, che ha attraversato con la limpidezza degli eroi dello sport. «Mi chiamavano Caimano perché scattavo prima di tutti al fischio, ma quel nome è diventato il marchio del mio modo di giocare». Anzi, di vivere, visto che Pizzo è ancora attivissimo, come dirigente della Pro Recco. Volti e successi non hanno intaccato la sua “corazza” di uomo che cominciò a diventare fenomeno della pallanuoto quando ancora il rettangolo di gioco era “disegnato” nel mare, con le onde che scandivano strategie d'attacco e di difesa. «Era un'altra pallanuoto», ricorda oggi Pizzo. «Mio fratello Piero, che ha quattro anni più di me, giocava già verso la fine degli anni '40. A Recco non c'era scelta: o ti davi alla pallanuoto oppure al calcio. Andavo a mare con Piero in una zona dove, fra la spiaggia e la diga, c'era il campo. La Pro Recco era stata rifondata nel 1946 e militava in serie B. Nel 1952 arrivò la promozione in A, ma non potè disputarla. La serie A vera si materializzò nel 1954, a seguire sarebbero arrivati gli scudetti». Pizzo cominciò tardi a nuotare. «Solo a 11 anni», ricorda, «a quell'epoca nessuno t'insegnava; esordii negli Allievi a 13, giocavo e prendevo botte da quelli di 18, visto che il campionato giovanile era unico». La Pro Recco che avrebbe vinto 14 scudetti fra il '59 e il '74 «era una squadra di giovani». Nel '65 arrivò la Coppa dei Campioni, «ma prima», precisa il Caimano, «ci furono i Giochi a Roma». Che, a Pizzo, portarono l'alloro olimpico. L'Italia vinse e, a soli 22 anni, Pizzo si ritrovò con l'oro appeso al collo. «Il Coni ci diede 250 mila lire di premio, la Fiat invece ci regalò una 500, ma io non avevo la patente. L'auto era intestata a me, ma di fatto non potevo guidarla: lo feci lo stesso». Un altro ricordo indelebile: la conquista della Coppa dei Campioni, che la Pro Recco si aggiudicò battendo il Partizan Belgrado “solo” 1-0. Oggi Pizzo ha tre figli «e un nipote», ma il mondo è cambiato anche a Recco e in acqua.