Lanciano abbandonato dai tifosi

Appena 141 paganti domenica scorsa dopo un cammino deludente

LANCIANO. La bocciatura del progetto Virtus arriva dal campo. Ed è netta. Inequivocabile. I numeri sono impietosi (appena un punto in più sulla zona play out). Non soltanto quelli della classifica, anche al botteghino: domenica al Biondi appena 141 paganti, oltre ai 500 abbonati. Il minimo stagionale, forse il minimo storico. Un segnale di disaffezione che rende solo in parte l’idea dell’indifferenza che ruota attorno alla Virtus Lanciano. Una sconfitta umiliante per la squadra e per la dirigenza. Bisognerebbe conoscere fino in fondo lo spirito campanilistico che anima la città frentana per rendersi conto della situazione che si è venuta a creare: il campionato deludente dei rossoneri ha allontanato la gente dallo stadio. In passato il Biondi è stato la forza del Lanciano, oggi è una palla al piede (appena tre vittorie in casa).

In passato il pubbico trascinava i frentani che, oggi, invece sono stati lasciati all’abbandono. Quasi circondati da indifferenza, dopo che nei mesi scorsi si è verificata qualche contestazione. Dal sogno della serie B, alimentato dall’arrivo della famiglia Maio al timone della società, a uno stadio pressoché deserto. Tutto in un paio di anni. Eppure la proprietà ha speso fior di soldi per alimentare le ambizioni di una piazza da sempre attaccata alla squadra di calcio. Non ha lesinato sforzi, eppure i risultati sono sotto gli occhi di tutti. A dir poco deludenti, se si considera l’anno scorso di questi tempi (a quattro giornate dalla fine) i rossoneri avevano appena un punto in meno. La famiglia Maio ha investito quasi il doppio della passata stagione per ritrovarsi, a quattro giornate dalla fine, in una situazione pressoché simile. In estate, è ripartita con l’obiettivo (ufficiale) di migliorarsi. In realtà, si è rimessa in moto dopo la salvezza ai play out, per arrivare ai play off, il traguardo che ha animato un mercato di prim’ordine.

Un obiettivo smascherato a gennaio, quando la presidente Valentina Maio ha ingaggiato quello che viene considerato un fior di centravanti per la categoria, Davide Sinigaglia. E nel presentarlo ha detto chiaramente di voler puntare agli spareggi-promozione. Solo chi non vive l’ambiente non riesce a comprendere il fallimento del progetto tecnico. Sì, perché la squadra è da play off e oggi si trova ai margini della zona play out. Basti pensare che la scorsa estate sono arrivati quattro giocatori che nella passata stagione hanno vinto il campionato di Prima divisione: Vastola, Antonioli, Sansone (con il Gallipoli) e Sacilotto (con il Cesena). Il potenziale è da alta classifica, ma non ha reso secondo le aspettative.

Le responsabilità. Il principale imputato è Dino Pagliari, l’allenatore che ha avuto carta bianca per costruire la rosa e per gestirla. L’errore della società è stato proprio quello di avergli concesso un’apertura di credito illimitata che è andata oltre l’aspetto tecnico. E’ stato assecondato in tutto: Pagliari ha scelto i giocatori, ha deciso chi mandare via. E, addirittura, per un’intera stagione ha mandato in tribuna due giocatori per scelta tecnica, Bolic e Pagliarini, dopo aver costretto Romano ad andare via. Pagliari non è riuscito a dare un gioco convincente alla squadra. Si è distinto per aver giocato sempre con il freno a mano tirato. All’inizio, addirittura, ha anche schierato quattro terzini contemporaneamente.

Ha “fallito” proprio nel concetto a lui più caro: la formazione del gruppo. Non si è cementato e non è riuscito a esprimere il suo potenziale tecnico e agonistico. Appena tre vittorie in casa, ecco perché la gente ha lasciato la Virtus Lanciano al suo destino. Il gol è sempre stato un problema, pur avendo il tecnico scelto e avuto in rosa cinque attaccanti diversi. Dino Pagliari si è guadagnato l’appellativo di mister X; ben 15 pareggi in 30 partite. Un record che condivide nel girone con la capolista Verona.

Da play off in cammino in trasferta, quando è riuscito a impostare la partita sul contropiede; da retrocessione diretta il bottino racimolato in casa, appena 14 punti (nessuno ha fatto peggio), dove sono emersi i limiti della manovra di gioco. L’allenatore ha sbagliato, con lui Luca Leone il direttore sportivo, pardon responsabile dell’area tecnica dal momento che non ha ancora acquisito il patentino. In due anni dietro la scrivania ha offuscato la bella immagine lasciata a Lanciano da calciatore. Adesso, a quattro giornate dalla fine del campionato, c’è una salvezza da conquistare. Servono punti, ovvero fatti. Dopodiché sarà inevitabile trarre le conseguenze di una stagione deludente.

Il calendario. La Virtus Lanciano ha conquistato un punto nelle ultime quattro gare. Dovrà cambiare marcia per dribblare i play out. Domenica giocherà allo Iacovone contro un Taranto in crisi e reduce da tre sconfitte di fila. Sulla panchina dei rossoblù ci sarà ancora Francesco Passiatore, il quarto tecnico della stagione. Il presidente D’Addario gli ha concesso l’ultima chance prima di richiamare Giuseppe Brucato. Dopodiché, i frentani riceveranno la visita del Rimini tornato in corsa per i play off; l’ultima trasferta a Ravenna contro i giallorossi in crisi. Finale al Biondi con la Cavese che per l’occasione potrebbe non avere particolari interessi di classifica.

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