Marinelli: salvezza possibile Sebastiani? Non andrà via 

Il presidente onorario: «Stagione da dimenticare, ma i giochi sono ancora aperti»

PESCARA. Quando si parla del Pescara, nel mondo del calcio, ci sono tre personaggi che spesso vengono citati: Giovanni Galeone, Marco Verratti e, non per ultimo, Vincenzo Marinelli. Classe 1936, come il suo amato Delfino, 85 anni ma tanta vitalità. «Ho fatto due giorni fa la seconda dose del vaccino. Sono un po’ stanco, ma non mollo e adesso devo andare a pranzo con la squadra». Il presidente onorario del Pescara, come accade da quasi 30 anni a questa parte, è con la “squadra”. La sua seconda squadra è la nazionale under 21, ieri in Slovenia, dove ha pareggiato 1-1 con la Repubblica Ceca, per la prima fase di qualificazione al prossimo Europeo. Marinelli è il dirigente accompagnatore degli azzurrini, ma per tutti è il “presidente”. Pirlo e Gattuso sono coloro che da calciatori e pedine dell’under 21 si sono inventati “c’è un solo presidente”, cantato durante i ritiri. Da Berlusconi, a Lotito, passando per i vertici della Figc e Uefa. Tutti lo conoscono e lo rispettano. La genuinità, la capacità di entrare in contatto con la gente, le pubbliche relazioni. Queste sono le sue doti innate. Parla a briglie sciolte, nonostante la linea telefonica non sia delle migliori. Nazionale, pandemia, crisi del calcio e poi il suo Delfino. Qualche secondo di pausa, poi parla così al Centro.
Marinelli, che cosa sta succedendo al Pescara?
«Bella domanda... Questa è la classica annata storta, dove tutto va male e la fortuna ti volta le spalle. Io credo, però, che, questa squadra, analizzando i singoli elementi, non sia scarsa, anzi ci sono tanti buoni giocatori; poi, però, le prestazioni non state all’altezza della situazione. Abbiamo avuto dei problemi in difesa e in attacco, tra infortuni e assenze; invece a centrocampo l’abbondanza di giocatori è evidente. In alcune situazioni abbiamo pagato a caro prezzo determinate scelte e, poi, me lo consenta, siamo stati anche sfortunati».
La salvezza diretta è distante nove punti, i play out sono a sei lunghezze e mancano otto partite dalla fine. Il Pescara, dopo le ultime prestazioni, è condannato alla retrocessione?
«Ma sta scherzando? Assolutamente no. Nulla è perduto e la matematica non ci condanna. Tutti devono fare di più, lottare e tirarsi fuori da questa situazione per evitare il dramma sportivo della retrocessione in C».
Quali sono gli errori commessi quest’anno?
«Forse qualche scelta iniziale nel costruire questo Pescara è stata azzardata. Poi i risultati negativi ti portano dentro una spirale pericolosa e venirne fuori è sempre difficile. A prescindere dall’epilogo, questa è una stagione da cancellare».
Il presidente Daniele Sebastiani come sta vivendo questa situazione?
«Lo vedo deluso e molto amareggiato, poi è normale che con le critiche e le contestazioni diventa tutto più difficile».
Ha vissuto situazioni simili a questa annata?
«Certo. Io ho vinto campionati e centrato promozioni, ma sono anche retrocesso».
In una situazione analoga a questa stagione?
«Sì, una volta con una retrocessione in quarta serie (nel 1972, ndr). Con contestazioni della tifoseria e tanti momenti di tensione».
Secondo lei, Sebastiani rimarrà al timone del Pescara anche l’anno prossimo in caso di serie C?
«Non vedo alternative in giro. Se va via lui che facciamo? Consegniamo la società ai soliti avventurieri? Quest’anno è stato tragico sotto tanti punti di vista, lo dice uno che ne ha viste parecchie da dirigente del Pescara. Sebastiani resterà al timone perché in questo momento è l’unico che può garantire un futuro. La gente non capisce che non ci sono più imprenditori italiani disposti a impegnarsi nel calcio. Guardate Roma, Inter e Milan e tante altre società. Sono finite in mani straniere».
Passando alla nazionale. Questa nuova under 21 potrà puntare alla vittoria dell’Europeo?
«Questo è un bel gruppo, unito e con tanto talento. Secondo me si può arrivare molto lontano perché i giovani che ci sono davvero bravi. In Italia c’è bisogno dei giovani e bisogna dare loro molto spazio. Poi, speriamo anche...».
In cosa?
«Che si possa tornare alla normalità. Il calcio senza pubblico è tutt’altra cosa rispetto a prima»
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