Masi: «Un giorno spero di poter allenare l’Italia» 

L’ex trequarti vive e lavora in Inghilterra alla St Mary’s University di Twickenham «Mi sto specializzando nella fase d’attacco. Riccioni sarà la stella del futuro»

L’AQUILA. Il figlio prediletto della palla ovale aquilana è nella sua città. Da un paio di settimane Andrea Masi, insieme alla moglie Consuelo e i figli Adele e Nicolò, è tornato all’Aquila dall’Inghilterra dove da anni vive per gli impegni professionali prima da atleta e in seguito da tecnico. L’ex trequarti classe 1981, tra i miti del rugby italiano ha infatti esordito con la casacca neroverde in campionato a soli 16 anni (15 novembre 1997), prima tappa di una lunga e prestigiosa la carriera proseguita nel 2003 a Viadana, prima di spiccare il volo per i migliori campionati europei, con tappe a Biarritz e Racing Metro nel campionato francese, nella franchigia degli Aironi in Celtic League e con i Wasps nella Premiership inglese fino al 22 giugno 2016, quando è stato costretto a lasciare il rugby giocato a causa di un infortunio all’ottavo minuto della gara d’esordio in Coppa del Mondo del 2015.
Masi, come ha vissuto questo periodo d’emergenza sanitaria e cosa le manca più della tua città d’origine?
«È stato un periodo scioccante, soprattutto all’inizio, che però mi ha permesso di passare del tempo con la famiglia. In Inghilterra comunque le misure adottate non sono state rigide. Sono 14 anni che vivo tra Francia e Inghilterra ed inizia a mancarmi tutto dell’Aquila: i genitori, gli amici, ma anche la città che trovo ogni volta migliorata, con il centro che in futuro diventerà un gioiello. Qui posso poi dedicarmi alla passione per il golf sui campi del San Donato a Santi di Preturo».
La carriera da atleta, che lo ha visto protagonista con l’Italrugby dall'esordio con meta al Fattori contro la Spagna il 26 agosto 1999, conta di di 95 presenze con 65 punti e 13 mete realizzate (4 Coppe del mondo Giocate), impreziosite dalla nomina a miglior giocatore del Sei Nazioni 2011 e il titolo di Man of the match a Twickenham nel 6 nazioni 2013; poi, ha iniziato quella da tecnico alla St Mary's University di Twickenham e, dopo due stagioni Academy under 18 dei Wasps, è stato promosso alla Senior Academy. Nel futuro che cosa c’è?
«Fino ad oggi il mio percorso è stato interessante, e l’esperienza mi ha fatto crescere e maturare. Nell’Accademia acquisisci una conoscenza generale del gioco: avanti, trequarti, attacco, difesa, fasi statiche, al piede. Per salire di livello e allenare i professionisti bisogna specializzarsi in un settore. Negli ultimi anni mi è piaciuto allenare nei trequarti l’attacco, nonostante il mio passato da atleta difensore e placcatore. Vorrei continuare su questa strada e non nego che il mio obiettivo, a lungo termine, è quello di allenare l’Italia, ma prima devo imparare e investire su me stesso».
Qual è la sua impressione sul rugby aquilano?
«Ho sentito di un movimento giovanile interessanti e tante buone realtà, ma in una città con storia e tradizione come L’Aquila manca una squadra di ottimo livello nei campionati di vertice. Spero che in futuro il club neroverde possa tornare dove merita, con un progetto importante».
Tra i prodotti del vivaio abruzzese chi pensa possa raggiungere traguardi importanti a livello internazionale?
«A mio avviso Marco Riccioni può arrivare ad essere tra i migliori piloni in Europa, ha una grande potenza fisica e mentale. Nell’ultimo anno ho seguito molte partite di Nicolò Casilio, che ha un enorme potenziale tecnico, è un professionista con ampi margini di crescita».
Tommaso Cantalini
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