Milan per l’orgoglio, l’Inter per la festa 

Scudetto della seconda stella se i nerazzurri vincono. Inzaghi: «Il ciclo deve proseguire». Zhang: «Il tecnico è un dono»

MILANO. Un sogno, più che una ossessione. Ad Appiano Gentile risuonano frasi mourinhiane, alla vigilia del derby di stasera (ore 20,45) che potrebbe regalare all'Inter la matematica certezza del ventesimo scudetto. Battere il Milan vorrebbe dire appuntarsi sulla maglia la seconda stella, ma il tecnico nerazzurro Simone Inzaghi ribadisce quello che già lo Special One disse prima della finale di Champions League e del Triplete: nessuna ossessione. «Se sarà il grande giorno bene, ma non è una ossessione per me e per i giocatori», le parole dell'allenatore interista. «Finora è stata una grande cavalcata, ora la salita sta per finire e vogliamo vedere il panorama». Appare fiero di questa Inter il presidente Steven Zhang, tornato a parlare in una intervista a Sky Sport a margine del Gran Premio di Formula 1 a Shanghai, dove è stato ospite. «Quest'anno sono fiero della mia squadra e di tutti i membri dell'Inter, come presidente non potrei essere più contento. Ovviamente la prossima partita è importante, ma noi sappiamo quello che vogliamo», le parole del numero uno nerazzurro. Tra l'Inter e l'obiettivo per ora resta il Milan, alla ricerca del riscatto dopo l'eliminazione in Europa League e che arriva alla stracittadina dopo averne persi cinque consecutivi. «Il derby è sempre il derby, quindi ci sono ottime sensazioni», il commento di Inzaghi. «Io non dimentico nulla, dopo partite come la finale a Istanbul, ma anche lo scudetto perso all'ultima giornata i tifosi ci hanno asciugato le lacrime, hanno fatto il percorso con noi. Mai come quest'anno si è fatto tutto insieme», l'omaggio di Inzaghi alla tifoseria. Per pensare al futuro ci sarà tempo. Un futuro che ripartirà da Inzaghi, come confermato dallo stesso Zhang. «Per me è un dono avere lui come allenatore. Poter lavorare come un allenatore come Inzaghi mi dà fiducia, calma e serenità all'ambiente. Non c'è alcun dubbio, continueremo insieme», ha spiegato il presidente, allontanando inoltre le voci di cessione («nessuna voce è vera, io sono il presidente e proprietario»). «Abbiamo un solo pensiero ora, poi ci sarà tempo e modo. Io qui sto bene, ho una dirigenza alle spalle che è molto molto competente. Il ciclo dell'Inter deve proseguire», gli ha fatto eco Inzaghi parlando del tema rinnovo.
Qui Milan. L’ultima volta in cui Stefano Pioli si siederà sulla panchina del Milan per un derby è un aspetto che a Milanello si percepisce, perché dopo l’eliminazione dall’Europa League, la decisione della società sembra andare in una sola direzione (con i saluti al tecnico). Non lo direbbe mai nessuno nemmeno sotto tortura, ma è una cosa che sanno tutti, Pioli per primo. Per parlare di Lopetegui (il favorito alla successione), Galtier, Fonseca, Gallardo o chi nel frattempo sarà inserito nel casting ci sarà tempo, il tentativo adesso è quello di pensare soltanto al derby, troppo importante. «Possiamo usare tutti i termini che crediamo: orgoglio, responsabilità, appartenenza», ha detto in conferenza stampa Pioli. «Per la classifica, per l’eliminazione di giovedì, per lo scudetto dell’Inter. È un’occasione per il riscatto, per l’orgoglio. Il mio Milan può ancora dare tanto. Non mi interessano le critiche».
LE FORMAZIONI
MILAN (4-2-3-1): 16 Maignan, 2 Calabria, 46 Gabbia, 23 Tomori, 19 Theo Hernandez; 4 Bennacer, 14 Reijnders, 11 Pulisic, 8 Loftus-Cheek, 10 Leao, 9 Giroud. Allenatore: Pioli.
INTER (3-5-2): 1 Sommer; 28 Pavard, 15 Acerbi, 95 Bastoni; 36 Darmian, 23 Barella, 20 Calhanoglu, 22 Mkhitaryan, 32 Dimarco; 9 Thuram, 10 Lautaro. Allenatore: S.Inzaghi.
Angelo Caradonna