Nobili: c’era un’aria strana Silva: per me fu un incubo 

Di Michele: «Mi colpì la presenza degli agenti della Finanza, dopo capimmo» Prestanti: «Retrocedemmo sul campo, ma l’Avellino venne aiutato dalla politica»

PESCARA. Quel giorno, il 23 marzo 1980, il Pescara conquistò una delle quattro vittorie che caratterizzarono la stagione 1979-1980, chiusa con la retrocessione dalla serie A alla B. Insieme a Milan e Lazio, condannati dalla giustizia sportiva per il calcio scommesse. Era il Pescara allenato dal compianto Gustavo Giagnoni, il tecnico con il colbacco. Prese il posto di Angelillo, il condottiero della seconda promozione in A. E quello era il giorno del ritorno di Vincenzo Zucchini all’Adriatico, dopo il passaggio dell’estate precedente dal Pescara alla Lazio. Successo per 2-0 firmato da Cosenza e Chinellato nella ripresa. «Certo che ricordo!», attacca Bartolomeo Di Michele, centravanti di quel Pescara. «Arrivammo al campo e notai subito una presenza insolita di forze dell’ordine. Rimasi colpito dalle auto della Guardia di Finanza. Di solito c’erano quelle di Carabinieri e Polizia. Quella domenica anche le Fiamme Gialle. C’era un’atmosfera surreale. Una preoccupazione palpabile in giro, un’ansia immotivata ai miei occhi. Noi non immaginavamo il motivo. Durante la partita tutto normale. Alla fine capimmo il perché di questo spiegamento di forze. In pratica, avevano circondato lo stadio».