SERIE A ULTIMA CHIAMATA

Pagano: Pescara attento, l’Udinese non regala nulla

L’ala destra biancazzurra degli anni Novanta giocò una stagione in Friuli: «Ammiro Zeman che ha accettato di tornare nonostante la classifica»

PESCARA. Nell’estate del 1990, dopo cinque stagioni ad altissimo livello col Pescara, Rocco Pagano decise di cambiare aria. C’era la fila per assicurarsi l’ala destra più forte che il club biancazzurro abbia mai avuto. Alla fine la spuntò l’Udinese. Un anno in prestito in Friuli, poi il ritorno in Abruzzo culminato con la seconda promozione conquistata con Giovanni Galeone dopo quella del 1987.

Pagano, che ricordi ha della stagione a Udine?

«Positivi, anche se non fu facile trovare spazio. Parliamo dei primi anni di gestione della famiglia Pozzo che da quelle parti è diventata un’istituzione. Il progetto era in fase embrionale. Mi trovai subito a mio agio in una città bella, un ambiente tranquillo dove poter lavorare bene. La squadra era una corazzata: Giuliani in porta, poi Oddi, Sensini, Marronaro, Dell’Anno, De Vitis, Balbo e tanti altri».

A giugno del ’91 il ritorno in Abruzzo e...

«Ritrovai Giovanni Galeone che era tornato l’anno prima prendendo il posto di Carlo Mazzone. Conquistammo di nuovo la serie A e salì anche l’Udinese».

Anche Zeman è tornato dopo la promozione del 2012.

«Molti pensano che i cavalli di ritorno non possano funzionare, invece non è così. La verità è che vincere è sempre difficile. Il rendimento dipende dalla forza della rosa, dall’ambiente e da altre componenti, perciò non vedo quale sia il problema. Anzi, Zdenek Zeman va elogiato perché si è preso la responsabilità di tornare in una situazione quasi compromessa. Servirebbe un miracolo, però il boemo potrà porre le basi per l’anno prossimo».

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Oggi chi vince?

«Spero il Pescara, ma non sarà facile perché i bianconeri non regaleranno nulla. Occhio a Zapata. Ha una forza fisica incredibile, guai a lasciargli spazio. Sento dire che molte squadre potrebbero tirare i remi in barca perché non hanno obiettivi. Non è così, ci sono tante partite da giocare ed è presto per andare in vacanza».

Come si spiega l’ultimo posto dei biancazzurri?

«Non c’è una sola causa. Oltre alla mancanza di qualche giocatore di spessore, ci sono stati tanti infortuni che hanno condizionato il cammino. E poi la poca fisicità dei calciatori. Tra la A e la B c’è un abisso sotto questo profilo. Quando debuttai in A molti dissero che non avevo la struttura per giocare a quei livelli. Ricordo che Galeone mi difese. In effetti, i terzini che affrontavo erano tosti e non era facile superarli».

Zeman farebbe carte false per averla nel suo tridente.

«Avrei potuto dargli una mano. Ora c’è Benali che non è un esterno puro, ma potrà imparare i segreti del ruolo».

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