Asl Teramo, poche attrezzature una sola risonanza fa 10 mila esami l’anno

Liste d'attesa causate dai pochi investimenti per le attrezzature, ma la Asl resta zitta

TERAMO. Può un solo apparecchio per la risonanza magnetica eseguire 10mila esami l'anno? No, è come chiedere a un cammello di passare nella cruna di un ago. Ma alla Asl di Teramo accade. Se le liste d'attesa crescono in modo esponenziale è perché l'attrezzatura manca. Il Centro, ieri, ha pubblicato le nuove liste d'attesa negli ospedali teramani, mettendole a confronto con i numeri che il quotidiano degli abruzzesi ha monitorato appena quattro mesi fa. La situazione è peggiorata di molto, nonostante che il presidente della Regione, Gianni Chiodi, dica di aver sistemato i conti della sanità.

E i pazienti? Questi, invece, debbono aspettare. Confrontando i tempi d'attesa di luglio con quelli nuovi, si scopre infatti che il periodo che intercorre tra la prenotazione e la visita è salito da 106 a 366 giorni per la risonanza magnetica agli arti; da 100 a 302 per una mammografia bilaterale; da 260 a 280 per l'ecodoppler e da 143 a 245 per un'ecografia all'addome. Sono dati relativi all'ospedale Mazzini di Teramo dove se un malato prenota oggi gli rispondono: ripassi il 26 novembre del 2012.

PIU' DI 30 AL GIORNO. Gli apparecchi per la risonanza sono due nell'intera provincia. Quello principale si trova a Teramo e deve far fronte ai 10mila esami l'anno. Un esperto del settore spiega che non ne può fare più di 7mila. Al Mazzini se ne fanno il trenta per cento in più che corrispondono più di 30 esami al giorno, se escludiamo festivi e domeniche. Ritmi da fantasanità più che da buona sanità. Gli stessi turni sono giapponesi: dalle 6 alle 24. Così capita di incontrare pazienti che vanno in ospedale di notte per una risonanza che attendono dal 2009. L'altro apparecchio è all'ospedale di Giulianova. E' più piccolo e si limita alle risonanze agli arti, ma ne fa oltre 3mila l'anno. Le liste d'attesa che crescono vanno anche ad alimentare la mobilità passiva: la fuga negli ospedali marchigiani, che alla Asl di Teramo costa qualcosa come 80 milioni l'anno.

LA SOLUZIONE C'E. Perché non investite una parte dei 250 milioni che il fondo sanitario nazionale assegna all'Abruzzo per acquistare nuove attrezzature? E' la domanda che pone Monia Pecorale della Cgil Funzione Pubblica. La sindacalista si riferisce all'articolo 20 di una legge del 1988 che, ogni anno, finanzia la sanità delle regioni. Fondi che Chiodi vuole destinare alla costruzione di nuovi ospedale. «Un libro dei sogni», taglia corto la Pecorale. E la Asl come replica? Dal manager Giustino Varrassi nessun segnale: dal suo addetto stampa, invece, l'annuncio di un convegno su «Assistenza sanitaria e formazione: il modello d'integrazione Regione-Università», previsto oggi, alle 11, nella chiesa Marchesale di Sant'Omero, con Maria Grazia Cifone, preside di Medicina all'Aquila. Pazienti e liste d'attesa invece possono aspettare.

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