Cittadinanze fasulle ai brasiliani Al via i primi interrogatori  

Davanti al giudice respingono le accuse quattro su cinque titolari di agenzie di intermediazione Oggi nuova tornata, per i dipendenti comunali finiti sotto accusa audizioni dopo Ferragosto

TERAMO. I primi cinque si sono svolti ieri mattina con un solo indagato che si è avvalso dalla facoltà di non rispondere. Sono iniziati davanti al gip, altri sono in programma per oggi, gli interrogatori di garanzia previsti nell’ambito dell’inchiesta sul presunto giro di residenze fittizie rilasciate ai cittadini brasiliani con avi italiani nei Comuni di Roseto, Pineto, Notaresco e Castellalto. Gli interrogatori riguardano i dieci indagati, quasi tutti titolari di agenzie di intermediazione, destinatari di ordinanze di divieto di dimora. Ieri mattina quattro dei cinque hanno risposto alle domande del gip Marco Procaccini chiarendo le loro posizioni e respingendo le accuse (sono assistiti dagli avvocati Nello Di Sabatino, Fabrizio Retko e Milco Fasciocco).
Nell’inchiesta sono indagati anche 12 vigili urbani e ufficiali di stato civile dei Comuni coinvolti. Per loro la Procura ha fatto richiesta di misura interdittiva e su questo il gip si pronuncerà dopo gli interrogatori fissati tra qualche settimana. Secondo l'inchiesta del pm Stefano Giovagnoni, negli ultimi anni ci sarebbe stato business organizzato da agenzie di intermediazione per velocizzare le pratiche relative all'ottenimento della cittadinanza e questo attraverso un vero e proprio giro di residenze fittizie. Questo, sempre secondo l’accusa della Procura, attraverso un meccanismo, escogitato da queste agenzie, che ruotava, grazie alla connivenza di rappresentanti delle istituzioni pubbliche, attorno all'attestazione di una stabile residenza nei comuni interessati da parte dei richiedenti. Requisito essenziale ma che in realtà, nei casi incriminati, era del tutto assente. Nel corso delle indagini gli uomini della squadra mobile – insieme a quelli del commissariato di Atri – hanno infatti accertato come in molti casi, al contrario di quanto attestato dagli ufficiali di stato civile, la richiesta di cittadinanza fosse stata presentata quando i brasiliani interessati si trovavano ancora in Brasile e come in molti atti di concessione della cittadinanza gli stessi ufficiali avessero attestato che si era in presenza di tutte le condizioni per il legittimo riconoscimento quando in realtà non era così. Perché spesso, al momento del rilascio, non era ancora stata effettuata la verifica della residenza abituale, mentre in altri casi il relativo controllo da parte della polizia municipale si era estrinsecato nel solo sopralluogo presso le abitazioni indicate. Abitazioni che in realtà sarebbero state occupate solo per il tempo necessario ad ottenere l’agognato documento e dove in precedenza avevano dichiarato la dimora abituale molti altri cittadini brasiliani. (d.p.)
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