Dieci casi nella piccola Castiglione La Asl farà i tamponi a tutti  

Il sindaco D’Ercole annuncia: da oggi si faranno a chi è stato vicino ai contagiati, poi agli altri Quaresimale chiede al governatore Marsilio un provvedimento per chiudere tutta la valle del Fino

TERAMO. Si innalza il numero di ammalati di coronavirus in provincia di Teramo. Il numero di casi diagnosticati ufficialmente arriva a 20. Solo 10 sono quelli resi ufficiali dai risultati arrivati domenica dal laboratorio di Pescara: quattro sono ricoverati e sei a domicilio.
In totale Malattie infettive ha sei pazienti Covid e due sono nei letti di rianimazione (uno a Teramo e uno ad Atri). I ricoverati con Covid hanno cinque polmoniti e uno è asintomatico. Ma un paziente, un 79enne di Pineto, sta peggiorando e probabilmente sarà trasferito in un letto di rianimazione . L’impennata nei numeri è riconducibile al fatto che sono “rientrati” i risultati di alcuni dei tanti tamponi bloccati a Pescara.
EMERGENZA IN VAL FINO. Quello che fa impressione è che dei ricoverati fra Malattie infettive e Rianimazione a Teramo cinque sono provenienti da Castiglione Messer Raimondo e uno da Montefino.
«Da giorni diciamo che abbiamo contezza che il contagio è esteso», commenta il sindaco Vincenzo D’Ercole, «a Castiglione abbiamo ben 10 casi con diagnosi ufficiale su 2.200 abitanti. Si consideri che in tutta la Val Fino ci sono 18 casi: cinque ad Elice, uno a Castilenti, uno ad Arsita e uno a Montefino». Dei 10 casi, cinque sono all’ospedale di Teramo, uno a quello di Penne e tre in terapia domiciliare.
La Asl di Teramo ieri ha deciso di intervenire e oggi inizierà a effettuare i tamponi domiciliari a tutti i contatti diretti dei positivi, dopo si passerà ad organizzare i tamponi sulla restante popolazione. Probabilmente sarà creato una sorta di circuito collegato al gazebo allestito in contrada Piane, vicino alla sede della Cri, in cui si potrà passare in auto. Senza far scendere dall’auto verranno raccolti i campioni.
«C’è una forte preoccupazione nella popolazione, con cui sono in continuo contatto: sto sempre al telefono, faccio il medico e lo psicologo oltre al sindaco», incalza D’Ercole, «ci sentiamo inascoltati». Il sindaco si riferisce alla richiesta di isolare la zona: «Non è per il bene nostro: noi il virus ce l'abbiamo, è per andare a contagiare gli altri».
«I dati della Val Fino confermano con chiarezza la situazione di emergenza per quell’area. I casi sono più che raddoppiati da domenica a ieri e lasciano presagire un esplosione dei contagi. Quell’area va chiusa con ordinanze dei sindaci o con un intervento diretto del presidente Marsilio sulla base di una relazione dell’autorità sanitaria regionale come già fatto per alcune zone dell’Emilia e della Campania», dichiara il sindaco di Teramo e presidente del comitato ristretto dei sindaci Asl, Gianguido D’Alberto. Anche il capogruppo della Lega in Regiole Pietro Quaresimale ha chiesto ieri al governatore «di adottare nei più brevi tempi possibile un’ordinanza che vada a circoscrivere completamente la Val Fino teramana, ed i comuni di Arsita, Bisenti, Castiglione, Montefino e Castilenti. La situazione è diventata ormai critica e rischia di peggiorare se non adottiamo immediatamente misure di sicurezza stringenti».
AD ATRI OSPEDALE COVID. In parte connessa al focolaio in Val Fino è la decisione di fare del San Liberatore di Atri l’ospedale Covid. Il direttore generale Maurizio Di Giosia spiega che l’unità di crisi ha preso questa decisione per una serie di fattori: perchè è vicino alla Val Fino, perchè è un ospedale compromesso dal contagio nei reparti di Medicina, Radiologia, Terapia intensiva e Pronto soccorso e per il numero di posti letto, che ammonta a 134. Sull’argomento il consigliere regionale della Lega, Emiliano Di Matteo assicura che la decisione è in linea con quello che si sta facendo con le altre province ma «la scelta presuppone la dotazione necessaria, in termini quantitativi e qualitativi, a tutto il personale sanitario e non di mascherine, Dpi, gel disinfettanti». E, nel ringraziare la città, assicura che alla fine dell’emergenza l’ospedale tornerà come prima.
DONAZIONE SANGUE. L’associazione donatori di sangue Fidas ha attivato una linea mobile( 3501260850)dedicata all’informazione, attiva dalle ore 8 alle ore 18 di oggi. «Ad oggi l’emergenza sangue è la paura più grande dopo la pandemia, di cui tutti noi, oggi, siamo gli unici attori protagonisti nel poter decretare la fine di questa brutta parentesi» si legge in una nota che ricorda come «chi non è considerato a rischio di contagio ed è in buona salute può andare tranquillamente a donare, contattando prima il punto di raccolta per evitare affollamenti».
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