Gatti, è un addio definitivo «La politica non mi piace più» 

Il più votato in Regione spiega così il ritiro: «Regnano arrivismo, incompetenza, ipocrisia, violenza verbale e scorrettezza. A 43 anni non ho più stimoli, voglio una vita diversa»

TERAMO. Ha tutta l’aria di un addio, non quella di un arrivederci. Solo il tempo dirà cos’è davvero. Come anticipato dal Centro, Paolo Gatti lascia la politica attiva a 43 anni. Lo annuncia via Facebook con una lunga nota nella quale sottolinea i risultati ottenuti in 19 anni di “cursus honorum” e motiva la propria decisione. L’attuale vice presidente del consiglio regionale, già assessore comunale e regionale, per due volte il più votato alle regionali, esponente di spicco di Forza Italia e fondatore del movimento civico Futuro In, dice di non poterne più di una politica segnata da «scadimento culturale», «arrivismo selvaggio», «incompetenza dilagante», «scorrettezze», «ipocrisia» e «violenza verbale». Dice di non avere più stimoli, e di volere una vita diversa. Non dice, ma fa capire, che i pesanti attacchi subìti da più parti negli ultimi anni, e in particolare negli ultimi mesi, lo hanno molto amareggiato. Non dice, ma va necessariamente detto, che la mancata candidatura al Parlamento nelle elezioni del marzo scorso ha fortemente ristretto il suo orizzonte in politica.
Questo il testo dell’addio di Gatti. «Ho deciso: lascio la politica attiva. Ho riflettuto a lungo in piena solitudine, per una volta non ho condiviso con nessuno, anche se alcuni lo avevano capito da tempo, ed hanno fatto di tutto per dissuadermi. L'ho stabilito da alcuni mesi, ma lo dico e lo scrivo oggi, proprio nel giorno in cui Lino Silvino (il mentore politico di Gatti, ndr) avrebbe compiuto 72 anni. So che tanti amici ci rimarranno male (e questo mi dispiace davvero) e molti altri giubileranno (di questo poco m'importa, ma ho sorriso tante volte nelle ultime settimane leggendo ed ascoltando certe dichiarazioni): è una decisione ferma e serena, in nulla condizionata dalla recente tornata elettorale, anche se certamente avrei preferito un'uscita di scena vittoriosa».
Gatti continua ripercorrendo la sua carriera politica e amministrativa. «Il mio sogno era di fare l'assessore nella mia città, Teramo, ed ho avuto la fortuna di farlo a 29 anni, con grande soddisfazione ed ottimi risultati amministrativi. Quello che è venuto dopo è stato tutto un di più, Assessore regionale - e credo di averlo fatto con onore, tanto impegno e buoni risultati, se 10.875 cittadini hanno scelto poi di rieleggermi - ed infine vice presidente del consiglio regionale in rappresentanza delle opposizioni. Detengo il record di preferenze al Comune di Teramo e ho avuto il piacere di essere stato per ben due volte il più votato in Abruzzo, sempre con oltre diecimila preferenze, grazie ad un lavoro feroce e alla fiducia e alla stima di tanti amici. Grazie ai provvedimenti da me proposti, migliaia di abruzzesi hanno trovato opportunità di lavoro, centinaia di imprese sono nate e tante altre sono sopravvissute alla crisi. Provo grande soddisfazione nel riscontrare le tante cose che ho potuto realizzare, sia quando vedo lampioni accesi in zone periferiche di Teramo che prima erano al buio, così come quando incontro ragazzi che si iscrivono all'indirizzo sportivo dei Licei scientifici di Atri e Teramo, da me fortemente voluti».
Poi arriva la motivazione dell’addio: «Tuttavia, la politica non è più l'ideale che avevo negli anni '90, è molto cambiata, così come è grandemente mutata la nostra società. Non mi piace più, non mi piace lo scadimento culturale, l'arrivismo selvaggio, l'incompetenza dilagante, l'eccesso di scorrettezze personali prima ancora che politiche, e soprattutto l'ipocrisia che ha raggiunto livelli per me inaccettabili (soprattutto quando praticata da improbabili e smemorati moralizzatori), così come la violenza verbale alla quale siamo arrivati che mette a rischio la serena convivenza civile. Non mi piace più neanche la comunicazione contemporanea, ormai spesso del tutto slegata dalla realtà, che tante volte racconta verità inesistenti o di comodo e disegna universi paralleli; narrazioni alle quali i meno avveduti e i più rancorosi tendono a credere acriticamente. In buona sostanza, non mi piace più una politica che non ha nulla a che fare con la Politica in cui credevo io, quella delle cose da fare per la comunità. Non mi ritrovo in un ring in cui vince chi chiacchiera di più o chi urla più forte, e dove gli atti concreti passano spesso in secondo piano, non mi ritrovo in un campo di battaglia popolato da tanti maldicenti che sanno solo svolgere attacchi personali del tutto infondati ma non hanno mai prodotto nulla per il proprio territorio ed i propri concittadini. Ci sarò sempre per tutti gli amici che vorranno un suggerimento o un consiglio e ci sarò sempre per la mia comunità, ma con grande serenità dico basta a tutto questo e chiudo questa faticosa ma splendida avventura durata 19 anni».
Gatti ringrazia «tutti quelli che hanno creduto in me in questi anni» e conclude: «Ma ora, a 43 anni compiuti, penso di non avere più stimoli e sento di aver dato tutto, con alcuni errori certamente, ma - consentitemelo - con moltissimi ottimi risultati. Adesso, sento dentro di me il desiderio una vita diversa».(d.v.)
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