I sindaci: pronti a riconsegnare le fasce

Le richieste dei 138 primi cittadini del cratere (23 abruzzesi): «Subito il nuovo commissario, poi misure straordinarie»

TERAMO. I sindaci dell’emergenza sisma sono pronti a un clamoroso gesto di protesta. Lo annunciano nel corso dell’assemblea a Roma, organizzata con il supporto dell’Anci per tornare a sollecitare interventi decisivi da parte del governo per fare sostanza alla ricostruzione ancora lenta. Indossano le fasce tricolori i primi cittadini, ma le toglieranno se non arriveranno segnali concreti di svolta. A dare voce all’intento polemico è il primo cittadino teramano e presidente abruzzese dell’associazione dei Comuni Gianguido D’Alberto. «Queste fasce, che oggi portiamo con grande senso di responsabilità, saranno restituite», scandisce davanti alla platea dei 138 colleghi dei crateri del Centro Italia, tra i quali 23 abruzzesi (16 del Teramano, 6 dell’Aquilano e Farindola) «se non troveremo risposte alle nostre richieste».
All’elenco delle priorità che ormai da tre anni i sindaci continuano a sottoporre ai governi che si sono alternati dal sisma in poi se ne aggiunge un’altra: la nomina del nuovo commissario alla ricostruzione. Il sostituto di Piero Farabollini non è stato ancora designato. «Non possiamo continuare a subire questo vuoto», fa sapere D’Alberto, «la nomina deve essere immediata». Per il sindaco è necessaria una figura «forte, autorevole, politica, di raccordo tra i territori e palazzo Chigi perché finora questo è mancato». Non nomina espressamente l’ex vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura e attuale consigliere regionale Giovanni Legnini, ma l’identikit è quello. «L’Anci ha tracciato il profilo e lo condivido», osserva D’Alberto, «al di là della bravura del commissario, non c’è stato il raccordo, non c’è stata la semplificazione della filiera». Al governo è richiesta, dunque, «immediatezza» nella decisione perché il depotenziamento della struttura commissariale nuoce ulteriormente al processo già farraginoso della ricostruzione. «Abbiamo bisogno di una figura altamente politica, nel senso vero del termine», insiste D’Alberto che rimette sul tavolo argomentazioni più volte evidenziate in passato per il superamento della fase emergenziale. «Come si può pensare di affrontare a costo zero la ricostruzione?», incalza, «si continua ad affrontare una situazione straordinaria con misure ordinarie, non c’è stata alcuna semplificazione per gli interventi privati e pubblici». Non bastano i 200 tecnici in più assegnati a uffici speciali e Comune. «Sono una miseria», ribadisce il sindaco, «c’è stato il blocco da parte del ministero delle Finanze, ma se questa diventa una priorità del governo non c’è veto che tenga». L’appello è quello di sempre. «Apriamo una nuova fase», conclude il sindaco, «di coraggio, piena responsabilità e consapevolezza».
Le richieste dei sindaci saranno trasmesse a governo e parlamento da Antonio Decaro, presidente nazionale Anci. «Se guardiamo i numeri», osserva il sindaco di Bari, «sono passati tre anni e la ricostruzione non c’è». Il decreto sisma, chiarisce il presidente, ha recepito una parte delle sollecitazioni dei Comuni. «Se però più di cento sindaci hanno deciso di venire a Roma e in maniera sobria porre delle questioni al governo», rileva, «vuol dire che hanno dei problemi». Si tratta di snellire la burocrazia puntando sul decreto Milleproroghe al vaglio del parlamento. «Il problema non sono tanto le risorse, perché abbiamo speso pochissimo rispetto a quanto ci è stato messo a disposizione», conclude Decaro, che oggi sarà in audizione alla Camera, «ma questo fa capire che il problema sono le procedure».
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