Il 118 è preso d’assalto 800 telefonate al giorno 

Il responsabile Santicchia: «In una notte otto trasporti Covid con le ambulanze Cominciamo ad avere le prime difficoltà nel trovare mezzi in convenzione» 

TERAMO. Ci sono le centinaia di telefonate, in un giorno quasi ottocento, a raccontare scene già viste. Drammaticamente già viste appena otto mesi fa, quando il Covid entrava per la prima volta nel quotidiano di tutti. È successo allora, succede ancora con la paura di andare oltre il già visto. Da quando la seconda ondata è diventata emergenza il telefono del 118 non smette mai di squillare: dall’altro capo gente spaventata che chiede aiuto per tutto.
Un aumento esponenziale con le ambulanze che vanno e vengono: solo la notte scorsa otto trasporti di malati Covid diretti all’ospedale di Atri o nei domicili privati. Silvio Santicchia, storico responsabile del 118, di emergenze sul territorio ne ha viste tante e sa già che questa potrà solo peggiorare. «La gente sa che qui trova sempre una risposta, fosse anche un consiglio su come comportarsi quando la paura prende il sopravvento su tutto», dice, «ma la situazione diventa ogni giorno più difficile. Cominciamo ad avere le prime difficoltà a trovare mezzi in convenzione visto che per il trasporto dei pazienti Covid è necessario il rispetto di tutta una serie di parametri stabiliti dai vari protocolli. C’è una super affluenza che fino ad oggi stiamo gestendo pur tra mille difficoltà ma con la grande professionialità del nostro personale che non si tira mai indietro. Certo è che di questo passo la situazione diventerà sempre più difficile da gestire già dai prossimi giorni».
Anche perché con l’aumento delle richieste per sintomi Covid rischia di aumentare l’attesa dei malati in ambulanza così come già succede a Roma, Milano, Napoli con le drammatiche immagini delle ambulanze in fila con all’interno i pazienti che attendono di essere ricoverati. «Per il momento questo non succede», spiega Santicchia, «ma è chiaro che anche da questo punto di vista se i numeri continuano ad aumentare è un rischio che si corre. Di questo passo, infatti, la gestione diventerà sempre più difficile e complessa se la pressione non calerà su servizi come il 118 e il pronto soccorso. Stiamo facendo tutto quello che si deve fare per ridurre al minimo i disagi delle persone che naturalmente sono sempre più spaventate». E Santicchia, medico di lungo corso con una notevole esperienza sul fronte delle emergenze a cominciare dai terremoti, tra il telefono che non smette di squillare e le sirene delle ambulanze che vanno e vengono non esita a dire: «Sembra di essere ritornati ai mesi di febbraio e marzo, quando il Covid entrò per la prima volta nella vita di tutti noi». Come se nulla fosse cambiato.
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