L’ex dg: «Adesso tutta la storia va riletta» 

Di Matteo pronto all’Appello. L’avvocato Nisii: «Ipotesi accusatoria grandemente ridimensionata»

TERAMO. Soddisfazione e amarezza. Oscillano tra questi due stati d’animo le dichiarazioni dell’ex presidente Lino Nisii e dell’ex direttore Antonio Di Matteo. Dice Nisii: «È doveroso precisare che la sentenza ha grandemente ridimensionato l’ipotesi accusatoria. È stata infatti pronunciata assoluzione perché il fatto non sussiste per quel che riguarda le ipotesi di comunicazioni non veritiere inerenti il patrimonio di vigilanza. Anche l’operazione di acquisto di Caripe risulta immune da censure. Il tribunale, però, ha ritenuto la sussistenza di presunti legami di Tercas con una banca sammarinese e perciò ha irrogato una pena nei minimi, sospesa, previa concessione delle attenuanti. Per quel che mi riguarda anche tale ipotesi è del tutto insussistente oltre che confusa nella sua stessa articolazione. Ovviamente tale residuale imputazione sarà impugnata». E l’avvocato conclude: «Un’ultima considerazione riguarda la constatazione che la sentenza di primo grado è stata pronunciata, nonostante l’impegno del collegio giudicante, dopo ben oltre dieci anni dalla presunta consumazione del fatto. Il che induce ad amare riflessioni sulle difficoltà di rendere giustizia in tempi ragionevoli. La storia prossima dirà da chi e perché Tercas, banca solida e in grande espansione, è stata abbattuta».
Soddisfatto Di Matteo che dice: «Esprimo soddisfazione per la decisione assunta dal tribunale con riferimento all’accusa consistente nell’aver cagionato quello che dalla stampa è stato definito il “crac Tercas” che, secondo l’accusa, sarebbe avvenuto mediante erogazioni di finanziamenti ad alcuni clienti senza merito creditizio e mediante erronee valutazioni a bilancio di alcune poste. Con riferimento a questa accusa il tribunale di Roma mi ha assolto con formula piena perché il fatto non sussiste, così smentendo la tesi di Procura e Banca d’Italia. Ciò deve indurre alla rilettura della storia di Tercas dal commissariamento in poi. La condanna comminatami di 4 anni e 7 mesi è riferita a presunti pagamenti preferenziali posti in essere da una società del gruppo Di Mario a favore di una banca di San Marino, nonché a una presunta ipotesi di riciclaggio relativa a fatti completamenti estranei a Tercas. Con riferimento alle vicende della Cassa di risparmio di Teramo, il tribunale ha ritenuto di ravvisare presunte irregolarità procedurali riferite alla presunta interposizione di un altro imputato imprenditore tra Tercas e una banca di San Marino».(d.p.)
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