Laboratori del Gran Sasso, atto d'accusa dell'assessore

L’assessore di Isola del Gran Sasso Di Giancamillo: esperti indipendenti facciano i controlli, così non c’è trasparenza e il rischio di incidenti è strutturale, serve una commissione

ISOLA DEL GRAN SASSO. «Incompatibilità del laboratorio del Gran Sasso con la sorgente di acqua potabile». È l’eloquente titolo di una nota inviata al Centro dall’assessore comunale all’ambiente del Comune di Isola, Massimo Di Giancamillo.

L’amministratore parte dall’ultimo incidente accaduto nel laboratorio Infn del Gran Sasso, ovvero la scoperta di diclorometano nella sorgente di acqua potabile attigua al laboratorio. «A preoccupare», scrive, «non è tanto la quantità di sostanza immessa nelle acque (piccola o grande, non deve esserci) ma il sistema di sicurezza e prevenzione incidenti del laboratorio che evidentemente non funziona con efficacia».

Di Giancamillo ricorda che dopo l'incidente del 2002 la magistratura bloccò l'esperimento (Borexino) da cui era originato lo sversamento di trimetilbenzene ed ordinò la messa in sicurezza «ma ad oggi i lavori previsti non risultano completati, ci sono lacune nella rendicontazione degli stessi (vedi ripetute segnalazioni fatte dalla Corte dei conti), non vi sono i collaudi ed il pavimento della sala B pare non sia stato mai impermeabilizzato». L’assessore di Isola poi cita un parere del 2013 dell’Istituto superiore di sanità nel quale si dichiara la non compatibilità, a norma di legge, tra captazione delle acque ad uso potabile ed attività dei laboratori di fisica nucleare. «Gli enti preposti», attacca Di Giancamillo, «nonostante questi fatti preferiscono tenere tutto nascosto, rassicurare invece di informare correttamente delle criticità. Il racconto dell'incidente (dell’agosto scorso, ndr) fatto da Asl e Ruzzo è fumoso e approssimativo. Vista la disperazione con cui il presidente del laboratorio Ragazzi, nella sua intervista, si arrovellava il cervello e spremeva le meningi per capire come sia finito l'inquinante nell'acqua potabile e non trovando una migliore spiegazione ipotizzava quella del 'barattolino' di diclorometano lasciato aperto ed evaporato e poi di nuovo discioltosi nell'acqua, spiegazione a dir poco fantascientifica, ci chiediamo se davvero i sistemi di sicurezza e le precauzioni prese all'interno dei laboratori siano così approssimative… tali da richiedere spiegazioni così fantasiose».

Di Giancamillo arriva quindi alla proposta: «Non rimane che creare una commissione permanente di monitoraggio (costituita in primis da politici locali e/o attivisti dell'ambiente del comune di Isola del Gran Sasso che per primo e più gravemente, risente di ogni incidente che avviene nel laboratorio del Gran Sasso, oltre a rappresentanti degli enti preposti) che si occupi di affidare ad esperti indipendenti le perizie del caso ed a cui sia assicurata l'ispezione libera del laboratorio che verifichi l'ottemperanza del laboratorio a tutte le normative di legge, che richieda tutti i documenti dei lavori e relativi collaudi (per quelli passati) e consideri nuove misure di sicurezza e faccia di tutto perché l’Infn adegui le sostanze utilizzate a quelle che l'Iss riterrà compatibili (e che non sono quelle utilizzate oggi!) con la potabilità dell'acqua! Il presidente della Regione D'Alfonso», conclude l’assessore di Isola, «non può ignorare la criticità strutturale (parere Iss) e non episodica manifestata dal laboratorio e non ci si limiti come ha fatto il vicepresidente Lolli a minimizzare l'accaduto ipotizzando una cabina di regia composta dagli stessi enti che hanno dato prova di scarsissima trasparenza nella gestione dell'incidente».©RIPRODUZIONE RISERVATA