Meloni diffamata, via al processo: imputata l’ex deputata Corneli 

Nel 2019 l’allora leader di FdI presentò una denuncia per un post su Facebook dell’esponente M5S Il giudice deve decidere sulla comparizione in aula della premier che nel procedimento è parte civile

TERAMO. I fatti, all’epoca, sollevarono un acceso dibattito sui social. Era il 2019 con il secondo governo Conte: Giorgia Meloni era la parlamentare leader di Fratelli d’Italia e Valentina Corneli una deputata del M5S. L’esponente grillina di Silvi sul proprio profilo Facebook pubblicò un post ritenuto diffamatorio dalla Meloni che presentò denuncia. Oggi Giorga Meloni è la presidente del consiglio e Corneli non è più deputata.
Da quella denuncia è nata un’inchiesta finita con una citazione diretta a giudizio per diffamazione per l’ex deputata Corneli oggi a processo dopo una iniziale richiesta di archiviazione fatta dalla Procura e respinta dal gip. Ieri nuova udienza del processo davanti al giudice onorario di tribunale Marco Scimia che si è riservato sulla comparizion in aula della parte offesa. In questo caso la presidente del Consiglio che nelle scorse udienze si è già costituita parte civile. Per il pm d’udienza Monica Speca comparizione in aula non necessaria in considerazione della produzione documentale così come previsto da recenti pronunciamenti giurisprudenziali in tema. L’udienza a novembre.
Questi i post pubblicati all’epoca dalla Corneli finiti sotto accusa e citati nel decreto di citazione diretta a giudizio per diffamazione firmato dal pm Stefano Giovagnoni: «Torna all’attacco il pozzo di scienza della politica italiana. Signora Meloni, ragioniamo insieme perché sono certa che anche lei ce la può fare. Se conosce questa storia che racconta significa che il disonesto signore marocchino è stato scoperto e quindi pagherà per ciò che ha fatto, non è un’ottima cosa smascherare persone che magari in passato hanno fatto tante truffe senza essere scoperti?; gli italiani che stanno pagando tutto ciò sono titolari di negozi o attività di ogni genere dove quei soldi vengono spesi, o producono i beni e i servizi che con quei soldi vengono acquistati. Ma lei avrebbe preferito tenerseli per lei, vero? Non a caso ha presentato quella proposta di legge per finanziare il suo bellissimo partito; nomadi, immigrati e condannati che hanno diritto al reddito (le regole sono stringenti: devono essere cittadini o stabili residenti, non condannati per mafia, terrorismo) se hanno da mangiare forse evitano di rubare e spacciare, e con le 3 offerte saranno costretti a lavorare. Che dice? È difficile da capire? O forse lei li vuole in strada a delinquere, così da fare la sua squallida propaganda, e magari costruire nuovi campi rom da milioni di euro. Le piacerebbe rimettere le mani sulla (Mafia) Capitale eh? Ahinoi, questa è la destra e non cambierà». Corneli è difesa dagli avvocati Riccardina Leonetti e Riccardo Moschetta. La parte civile è rappresentata dall’avvocato Luca Libra.
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