Reparti chiusi entro un mese

Scadono i contratti a 90 medici, allarme dell'Anaao

TERAMO. «Se non sarà il 31 gennaio, il 28 febbraio ci sarà la paralisi degli ospedali teramani». Parole scritte nella roccia quelle di Filippo Gianfelice, segretario regionale dell'Anaao e medico al Mazzini. Il segretario del sindacato medico parla di un'emorragia di personale che manderà in tilt numerosi reparti.

«La grave carenza di personale è collegata al fatto che vanno in scadenza tutti i contratti a tempo determinato», continua Gianfelice. Alla Asl di Teramo ci sono 90 medici precari su 250 in tutto l'Abruzzo. «La Regione aveva dato un'apertura di credito per la stabilizzazione dei posti. Sono state avviate le procedure, questo però ad oggi ha permesso di arrivare a coprire, se tutto va bene, in un paio di mesi, meno del 50% dei posti autorizzati, che sono 86. La rimanente parte sarà occupata con i concorsi, che però richiedono 5-6 mesi per l'espletamento. In questo arco di tempo o si trova una soluzione di tipo politico in modo che fino a quando il posto non sarà coperto permanga un medico al lavoro, altrimenti alcune unità operative saranno soggette a forte deficit personale, tanto da non rispettare i minimi standard di sicurezza per l'utente o il professionista».

Nella migliore delle ipotesi si dovranno fare turni più lunghi. I reparti più a rischio sono le ortopedie, cardiologie, pediatrie e ginecologie. Situazione più critica probabilmente a Sant'Omero.

Venerdì c'è stata l'assemblea aziendale dell'Anaao, da cui è emersa una richiesta da portare a Chiodi. «La situazione», incalza Gianfelice, «è più grave per Teramo che nel resto d'Abruzzo perchè qui era maggiore la carenza di personale, e quindi il precariato nettamente maggiore». Non solo. «La questione del personale è collegata alla riorganizzione della rete ospedaliera a livello regionale. L'immobilismo della Regione, che non presenta o non mette in pratica la realizzazione del relativo piano, lascia aperti molti dubbi sulla successiva organizzazione del personale. Non si può prevedere quanto e quale personale assumere se non è chiaro l'assetto delle strutture. Il piano se non è accompagnato dalla riorganizzazione della medicina del territorio è destinato a naufragare. Lo chiedo a Chiodi: prenda atto di questa situazione, proroghi almeno per sei mesi i contratti dei precari».

Il piano doveva essere avviato nel 2011. «Ma non se ne vedono tracce», aggiunge, «un po' per sentenze della giustizia amministrativa, ma soprattutto perchè ci sono due grosse carenze. Innazitutto una riorganizzazione di tipo restrittivo può trovare applicazione solo quando si realizzano strutture alternative sul territorio al ricovero in ospedale. Poi la scarsa flessibilità nell'applicazione del piano: con date rigide e ravvicinate causa una grossa difficoltà a cambiare abitudini di utenza e personale». (a.f.)

© RIPRODUZIONE RISERVATA