Teramo, le liste d'attesa record costano 141 milioni alla Asl

La Cgil attacca il manager: non ha fatto piani per ridurre le file per gli esami Pronto un documento da sottoporre ai partiti e ai medici dell’ospedale

TERAMO. Le lunghe liste di attesa alla Asl di Teramo costano ai contribuenti 141 milioni 360mila euro. E’ il calcolo fatto dalla Cgil, che torna a battere su una delle spine nel fianco della sanità teramana, i lunghi tempi di attesa per sottoporti ad esami e visite.

Il sindacato non si limita alla denuncia: ha stilato un “documento programmatico per l’adozione di un piano attuativo aziendale di contenimento delle liste di attesa” che presenterà a breve ai vertici della Asl ma anche a tutti i partiti politici.

«I Lea (livelli essenziali di assistenza, ndr), sono stati inseriti nella Costituzione, all’articolo 117», esordisce Geppino Oleandro, segretario dello Spi Cgil, «si stabilisce che le Regioni dovrebbero garantirne il rispetto ai cittadini. In particolare deve essere garantito, secondo la legge istituiva, l’accesso dei cittadini alle prestazioni. Ma mentre sono stati varati sia il piano nazionale di contenimento delle liste di attesa, che quello regionale, a livello aziendale è tutto bloccato. Da un anno la Asl non emana il proprio piano. Tutto questo procura un danno enorme non solo in termini di disagi per i cittadini, ma anche sotto il profilo economico». La Cgil calcola che la spesa sanitaria pro capite annua è di 3.137 euro, per un totale, in provincia di Teramo, di 978 milioni. Considerando che il 23% della somma (228 milioni) è destinato alle strutture private, parte viene dunque utilizzata dai cittadini che non trovando risposte nel sistema pubblico, si rivolgono alle strutture private. La Cgil calcola che il 62% della somma è utilizzata per prestazioni legate alle liste di attesa nel pubblico, e cioè 141 milioni 360mila euro.

«Aggiungere un aggravio di costi ai cittadini è un lusso che non ci possiamo proprio permettere», conclude Oleandro, «da qui la decisione di stilare questo documento, che proporremo anche alle associazioni dei medici: il nostro obiettivo è non lasciare da solo nessuno davanti alle difficoltà. La lista di attesa, a ben guardare, è una tassa sulla malattia».

L’iniziativa è intrapresa, oltre che dal sindacato pensionati, anche dalla funzione pubblica della Cgil: il primo rappresenta gli utenti, la seconda gli operatori sanitari.

«Sono diversi i problemi che questa dirigenza della Asl non ha affrontato», osserva Amedeo Marcattili, segretario della Fp Cgil, « Così come la gestione Molinari, ha ragionato solo in modo ragionieristico, guardando ai conti ma non ai costi sociali. Che ne è della “mission” che si voleva dare a ogni ospedale? Qui si è pensato solo a chiudere reparti. E a bandire un concorso per 6 dirigenti amministrativi, che in questo momento non sembra proprio una priorità. Sulle liste di attesa temiamo che ci siano interessi sotto, altrimenti non si spiega come mai non ci si metta riparo».

Il segretario della Cgil, Giampaolo Di Odoardo, coglie l’occasione per dire la sua sul “licenziamento” di Varrassi. «Se un manager nominato dalla politica, da questa poi riceve la sfiducia è una questione tecnico-legale o altro?». Il segretario chiede a Chiodi di fare un concorso pubblico, aperto a tutti, per nominare il nuovo direttore generale. «E la giunta potrebbe anche definire i compensi dei manager a seconda dei risultati raggiunti». Di Odoardo annuncia anche che darà incarico all’ufficio legale di verificare se è possibile denunciare la Asl alla magistratura per violazioni delle norme sulle liste di attesa.

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